Maurizio Galimberti a Napoli
La giovane galleria Vulcano Arte ospita uno dei maggiori giovani fotografi italiani: Maurizio Galimberti, con il quale organizza una monografica dal titolo: “Tra ritratti ed architetture”. La galleria partenopea chiude così l’attività del 2008 in grande stile, proponendo una serie di polaroid che sono una vera e propria ricerca on the road. Un Galimberti vagabondo ruba frammenti urbani e, con grande sapienza, li elabora: New York e Venezia e gli inediti scatti napoletani.
Sotto ogni polaroid, come di consueto, il rettangolo bianco è sottoscritto dall’artista: un gesto grafico, una firma, una breve didascalia… cronologicamente ultimo tratto distintivo a sottolineare la paternità dell’opera e a rievocare la presenza del fotografo che si insinua quindi, in punta di piedi, nella relazione tra lo spettatore e l’opera d’arte, come un Pistoletto nello specchio.
E poi… distorsioni, ripetizioni, dettagli certosini che invitano il visitatore alla fascinazione di un’estetica che è tecnica; concretezza chirurgica e astrattezza metafisica si fondono.
Sono continui i rimandi al cubismo e al futurismo: fotografie dinamiche nelle quali i soggetti danzano seguendo il ritmo della metropoli, più chiassosa qua, più meditabonda là.
Il vivere quotidiano si frammenta, l’esistenza si carica di sfaccettature e sovrapposizioni che, pur nella nitidezza dei dettagli, confondono e invitano a non fermarsi, a cercare nuove prospettive, nuove angolazioni; non solo nella fotografia.
Attraverso la scomposizione e la ricomposizione, Galimberti elabora un rapporto con i luoghi fatto di osservazione, confidenza e paziente rielaborazione. Ne scaturisce una passione per la contemporaneità che risulta contagiosa: l’elaborazione fotografica innesca, paradossalmente, un desiderio di conoscenza che - nel caso di Napoli o di altri luoghi famigliari - diviene elaborazione mnemonica alla ricerca degli elementi ri-conosciuti. Architetture irreali, dettagli sovrapposti, giochi di luci si trasformano in involontari percorsi cognitivi tangibili.
Vulcano Arte invita l’artista a proporre i celebri mosaici fotografici e i ritratti che gli valsero, nel 1999, l’elezione a miglior fotoritrattista italiano. Avvezzo ai premi e riconoscimenti prestigiosi - fu fotografo ufficiale alla 60.Biennale di Venezia, insignito del Premio Kodak - Galimberti passa dalla comunicazione aziendale delle campagne pubblicitarie alle sperimentazioni tecniche della fotografia contemporanea che rendono i suoi lavori, per alcuni versi affini a quelli di Bramante, di facile identificazione.
Nei primi anni del 2000, Galimberti lavorò a lungo a Napoli, da quelle esplorazioni scaturì un volume: “Napoli istantanea” (Logos, 2004); ora il fotografo ritorna in Campania ed emoziona di nuovo i suoi abitanti, attraverso una mostra che è un gioiello.
Anzi un diamante. Multisfacettato.
Milano: successo per il Mint
(articolo pubblicato su Artkey n°8 - gennaio/febbraio 2009)
Si è conclusa domenica la terza edizione del Mint, una fiera che, nonostante la contingenza economica, cresce e ritaglia un proprio spazio identitario nel calderone di fiere e mostre-mercato che fungono da sottobosco umido e un po’ ammuffito di questa nostra Italia. Dodicimila visitatori hanno scelto di recarsi al Mint superando di circa il 20% la cifra raggiunta lo scorso anno, segno di un interesse crescente per la giovane Fiera milanese. Il Mint è davvero un bijou: niente periferie urbane abbandonate e poco accessibili, niente bar da autostrada con panini congelati, niente folle di pubblico e spintoni alla biglietteria.
Situato nei giardini del Castello Sforzesco, ha offerto a pubblico ed espositori un’accoglienza delicata e attenta alle esigenze di tutti.
Per la nostra redazione si è trattato di una Fiera sui generis: non solo arte contemporanea, come d’abitudine, ma anche antica, moderna e design. Sguardo trasversale quindi sul mondo dell’arte, per un pubblico che, anche nei momenti di punta, si è rivelato curioso e raffinato, attento a ciò che conosce e ma interessato anche a nuove proposte.
Le gallerie di arte contemporanea hanno preferito non osare troppo, forse per non turbare eccessivamente i neofiti e hanno scelto di proporre opere di artisti consolidati (Luigi Ontani per la romana Oredaria Arti Contemporanea) o tenui e romantici (Jacob Hashimoto e Hiroyuki Masuyama per Studio La Città, Verona). Eccezion fatta per Zonca & Zonca (Milano) che ha portato in Fiera alcune fotografie erotiche di Nobuyoshi Araki.
Di sicuro interesse anche il lavoro di quelle gallerie che hanno saputo rivolgersi a più target di pubblico simultaneamente, attraverso l’esposizione di lavori molto differenti tra loro, per stile e periodo. Un buon esempio risulta a questo proposito la Galleria Antiquaria Diego Gomiero (Padova) che ha proposto al pubblico del Mint una serie di fotografie esteticamente squisite e di qualità innegabile dell’italiano Marzio De Santis.
Tra gli altri artisti presenti in fiera anche David La Chapelle, Burri, Sironi e Fontana, nonché Pistoletto, De Chirico, De Pisis e Manzoni.
Tra le opere di contemporanea vendute, Navigation drawing (2008) di Julian Schnabel (galleria Robilant + Voena, Londra e Milano) e Natura Morta di Tamara De Lempicka (Claudia Gian Ferrari - Studio di Consulenza per il ‘900 Italiano, Milano).
Oltre agli stand per gli espositori, il Mint ha messo a disposizione un foyer nel quale si è tenuto un incontro organizzato in collaborazione con MF - Milano Finanza per approfondire il tema Arte-Mercato e un’asta per la vendita di dieci lavori fotografici i cui proventi verranno destinati al recupero storico di alcune opere di proprietà del Comune di Milano.
Si è conclusa domenica la terza edizione del Mint, una fiera che, nonostante la contingenza economica, cresce e ritaglia un proprio spazio identitario nel calderone di fiere e mostre-mercato che fungono da sottobosco umido e un po’ ammuffito di questa nostra Italia. Dodicimila visitatori hanno scelto di recarsi al Mint superando di circa il 20% la cifra raggiunta lo scorso anno, segno di un interesse crescente per la giovane Fiera milanese. Il Mint è davvero un bijou: niente periferie urbane abbandonate e poco accessibili, niente bar da autostrada con panini congelati, niente folle di pubblico e spintoni alla biglietteria.
Situato nei giardini del Castello Sforzesco, ha offerto a pubblico ed espositori un’accoglienza delicata e attenta alle esigenze di tutti.
Per la nostra redazione si è trattato di una Fiera sui generis: non solo arte contemporanea, come d’abitudine, ma anche antica, moderna e design. Sguardo trasversale quindi sul mondo dell’arte, per un pubblico che, anche nei momenti di punta, si è rivelato curioso e raffinato, attento a ciò che conosce e ma interessato anche a nuove proposte.
Le gallerie di arte contemporanea hanno preferito non osare troppo, forse per non turbare eccessivamente i neofiti e hanno scelto di proporre opere di artisti consolidati (Luigi Ontani per la romana Oredaria Arti Contemporanea) o tenui e romantici (Jacob Hashimoto e Hiroyuki Masuyama per Studio La Città, Verona). Eccezion fatta per Zonca & Zonca (Milano) che ha portato in Fiera alcune fotografie erotiche di Nobuyoshi Araki.
Di sicuro interesse anche il lavoro di quelle gallerie che hanno saputo rivolgersi a più target di pubblico simultaneamente, attraverso l’esposizione di lavori molto differenti tra loro, per stile e periodo. Un buon esempio risulta a questo proposito la Galleria Antiquaria Diego Gomiero (Padova) che ha proposto al pubblico del Mint una serie di fotografie esteticamente squisite e di qualità innegabile dell’italiano Marzio De Santis.
Tra gli altri artisti presenti in fiera anche David La Chapelle, Burri, Sironi e Fontana, nonché Pistoletto, De Chirico, De Pisis e Manzoni.
Tra le opere di contemporanea vendute, Navigation drawing (2008) di Julian Schnabel (galleria Robilant + Voena, Londra e Milano) e Natura Morta di Tamara De Lempicka (Claudia Gian Ferrari - Studio di Consulenza per il ‘900 Italiano, Milano).
Oltre agli stand per gli espositori, il Mint ha messo a disposizione un foyer nel quale si è tenuto un incontro organizzato in collaborazione con MF - Milano Finanza per approfondire il tema Arte-Mercato e un’asta per la vendita di dieci lavori fotografici i cui proventi verranno destinati al recupero storico di alcune opere di proprietà del Comune di Milano.
Dal fast food alla fast culture: i'm loving it!
È di venerdì la notizia che a gestire la futura Direzione Ministeriale dedicata ai "musei, gallerie e valorizzazione" non sarà Antonio Paolucci, come sostenuto dai rumors e auspicato da molti: Paolucci ha rinunciato e l'on.Sandro Bondi ha proposto la nomina di una persona più giovane, dinamica, che vanta spiccate competenze manageriali. Ebbene, dal cilindro è saltato fuori il nome di Mario Resca.
Mario Resca... Mario Resca ... "chi era costui"? Se ancora non ci siete arrivati è probabilmente perché siete sulla strada sbagliata e cercate, tra i mille nomi presenti nell'hard disk della vostra mente, un Resca direttore museale o manager culturale, piuttosto che storico dell'arte o sovrintendente, oppure docente.
Aiutino dal pubblico a casa: a Mario Resca furono affidate le sorti del gruppo Cirio-Del Monte dopo il crack, membro del CdA di diverse società tra le quali Eni e Mondadori, presidente della Casinò Municipale di Campione d'Italia S.p.A., ha ricoperto diversi incarichi manageriali tra i quali il mandato - ancora in corso - che lo ha visto per dodici anni presidente del gruppo McDonald's Italia. Succede solo da McDonalds. E in Italia.
La nota ministeriale diffusa alle agenzie di Stampa recita che "il dott. Mario Resca ha dato la sua disponibilità, una volta entrato in vigore il regolamento attuativo della riforma del Ministero per i beni e le Attività Culturali, ad assumere l'incarico di direttore della nuova struttura che si occuperà della gestione e dello sviluppo dei musei e delle aree di cultura aperte al pubblico". La new entry lavorerà gomito a gomito con il Ministro, assumendo il ruolo di consigliere "al fine di avviare la sua attività per il rilancio del settore museale nazionale".
Nel fine settimana si sono susseguite le polemiche di coloro che, sbigottiti, si domandano come, al di là delle sicure competenze manageriali, possa una persona del tutto estranea a un settore tanto delicato e complesso, divenirne d'un tratto direttore. Il fatto poi che Mario Resca, come già Bondi, sia persona vicina e cara al Presidente del Consiglio e al sottosegretario Gianni Letta, ha fugato ogni sospetto sulle dinamiche di selezione. Si era parlato, tempo fa, di un eventuale concorso pubblico ed evidentemente il concorso non c'è stato e viene ora reclamato a gran voce. Fiato al vento: qualora ci fosse stata una selezione avrebbe probabilmente sortito lo stesso risultato, come d'abitudine nella terra dei clientelarismi e dei nepotismi, dove non solo i manager delle direzioni ministeriali, ma i ministri stessi provengono da ambienti insoliti.
Cosa ne sarà della tutela e della valorizzazione (compiti ai quali la nuova direzione dovrebbe essere preposta, stando al testo della riforma del MiBAC) non è dato per ora sapere, certo le preoccupazioni non mancano. È giunto quindi il tempo della cultura mordi e fuggi?
Per ora si sa che Resca promette di far uscire sotto forma di prestito un numero maggiore di opere italiane, incrementando la partecipazione nostrana a eventi e mostre internazionali e superando le lungaggini e le barriere tipiche dell'attuale sistema. Il che potrebbe anche andare bene, come potrebbero andare bene nuovi approcci manageriali, restano però forti dubbi sul metodo: si teme l'introduzione di pratiche d'alienazione che da tempo incontrano i favoritismi di una certa politica poco attenta alle peculiarità del territorio e attratta dall'idea di importare modelli del tutto estranei alla nostra tradizione. Altra paura fondata è che, inseguendo i grandi numeri e i profitti, ci si ritrovi a sostenere - data la scarsità di risorse - solo i "grandi" musei e gli eventi di richiamo, a scapito della qualità e dimenticando che l'Italia presenta un patrimonio capillarmente diffuso, caratterizzato anche da piccole e medie realtà che sono veri e propri gioielli patrimoniali, nonché modelli di gestione.
Alla figura del grande manager, ci pare il caso di suggerire - senza voler peccare di superbia -, potrebbe forse essere affiancata una figura dalle competenze più tradizionali. Due consiglieri, due sguardi diversi, due approcci metodologici differenti potrebbero - è vero - finire a discutere su ogni minuzia; ma potrebbero - perchè no? - anche arricchirsi l'un l'altro di nuove prospettive, rendersi complementari fornendo al collega nuovi punti di vista e mettendo a disposizione del Paese uno sguardo trasversale, a trecentosessanta gradi, basato su competenze precise che si intersecano, si completano e fungono una da limite per l'altra.
In attesa della nomina vera e propria e della riforma del Ministero, forse risulta inutile avvelenarsi il sangue con ipotetici allarmismi, in fondo non facciamo altro che ripetere quanto sia urgente l'introduzione di nuove prospettive per far fronte alla situazione odierna.
Ci piacerebbe quindi auspicare in un cambiamento lungimirante, raffinato, utile, umanista ma anche gestionale, colto, illuminato, slegato dai burocratismi. Vorremmo davvero non doverci fasciare la testa prima di essercela rotta, smettere di passare per divulgatori di panico collettivo, disfattisti ansiogeni; ma non possiamo fare a meno di segnalare che il futuro tecnico del Ministero ha già dichiarato di guardare affascinato al modello di Abu Dubai e di considerare il patrimonio italiano "una miniera di petrolio a costo zero".
È necessario aggiungere altro? .
Mario Resca... Mario Resca ... "chi era costui"? Se ancora non ci siete arrivati è probabilmente perché siete sulla strada sbagliata e cercate, tra i mille nomi presenti nell'hard disk della vostra mente, un Resca direttore museale o manager culturale, piuttosto che storico dell'arte o sovrintendente, oppure docente.
Aiutino dal pubblico a casa: a Mario Resca furono affidate le sorti del gruppo Cirio-Del Monte dopo il crack, membro del CdA di diverse società tra le quali Eni e Mondadori, presidente della Casinò Municipale di Campione d'Italia S.p.A., ha ricoperto diversi incarichi manageriali tra i quali il mandato - ancora in corso - che lo ha visto per dodici anni presidente del gruppo McDonald's Italia. Succede solo da McDonalds. E in Italia.
La nota ministeriale diffusa alle agenzie di Stampa recita che "il dott. Mario Resca ha dato la sua disponibilità, una volta entrato in vigore il regolamento attuativo della riforma del Ministero per i beni e le Attività Culturali, ad assumere l'incarico di direttore della nuova struttura che si occuperà della gestione e dello sviluppo dei musei e delle aree di cultura aperte al pubblico". La new entry lavorerà gomito a gomito con il Ministro, assumendo il ruolo di consigliere "al fine di avviare la sua attività per il rilancio del settore museale nazionale".
Nel fine settimana si sono susseguite le polemiche di coloro che, sbigottiti, si domandano come, al di là delle sicure competenze manageriali, possa una persona del tutto estranea a un settore tanto delicato e complesso, divenirne d'un tratto direttore. Il fatto poi che Mario Resca, come già Bondi, sia persona vicina e cara al Presidente del Consiglio e al sottosegretario Gianni Letta, ha fugato ogni sospetto sulle dinamiche di selezione. Si era parlato, tempo fa, di un eventuale concorso pubblico ed evidentemente il concorso non c'è stato e viene ora reclamato a gran voce. Fiato al vento: qualora ci fosse stata una selezione avrebbe probabilmente sortito lo stesso risultato, come d'abitudine nella terra dei clientelarismi e dei nepotismi, dove non solo i manager delle direzioni ministeriali, ma i ministri stessi provengono da ambienti insoliti.
Cosa ne sarà della tutela e della valorizzazione (compiti ai quali la nuova direzione dovrebbe essere preposta, stando al testo della riforma del MiBAC) non è dato per ora sapere, certo le preoccupazioni non mancano. È giunto quindi il tempo della cultura mordi e fuggi?
Per ora si sa che Resca promette di far uscire sotto forma di prestito un numero maggiore di opere italiane, incrementando la partecipazione nostrana a eventi e mostre internazionali e superando le lungaggini e le barriere tipiche dell'attuale sistema. Il che potrebbe anche andare bene, come potrebbero andare bene nuovi approcci manageriali, restano però forti dubbi sul metodo: si teme l'introduzione di pratiche d'alienazione che da tempo incontrano i favoritismi di una certa politica poco attenta alle peculiarità del territorio e attratta dall'idea di importare modelli del tutto estranei alla nostra tradizione. Altra paura fondata è che, inseguendo i grandi numeri e i profitti, ci si ritrovi a sostenere - data la scarsità di risorse - solo i "grandi" musei e gli eventi di richiamo, a scapito della qualità e dimenticando che l'Italia presenta un patrimonio capillarmente diffuso, caratterizzato anche da piccole e medie realtà che sono veri e propri gioielli patrimoniali, nonché modelli di gestione.
Alla figura del grande manager, ci pare il caso di suggerire - senza voler peccare di superbia -, potrebbe forse essere affiancata una figura dalle competenze più tradizionali. Due consiglieri, due sguardi diversi, due approcci metodologici differenti potrebbero - è vero - finire a discutere su ogni minuzia; ma potrebbero - perchè no? - anche arricchirsi l'un l'altro di nuove prospettive, rendersi complementari fornendo al collega nuovi punti di vista e mettendo a disposizione del Paese uno sguardo trasversale, a trecentosessanta gradi, basato su competenze precise che si intersecano, si completano e fungono una da limite per l'altra.
In attesa della nomina vera e propria e della riforma del Ministero, forse risulta inutile avvelenarsi il sangue con ipotetici allarmismi, in fondo non facciamo altro che ripetere quanto sia urgente l'introduzione di nuove prospettive per far fronte alla situazione odierna.
Ci piacerebbe quindi auspicare in un cambiamento lungimirante, raffinato, utile, umanista ma anche gestionale, colto, illuminato, slegato dai burocratismi. Vorremmo davvero non doverci fasciare la testa prima di essercela rotta, smettere di passare per divulgatori di panico collettivo, disfattisti ansiogeni; ma non possiamo fare a meno di segnalare che il futuro tecnico del Ministero ha già dichiarato di guardare affascinato al modello di Abu Dubai e di considerare il patrimonio italiano "una miniera di petrolio a costo zero".
È necessario aggiungere altro? .
Gianluca e Massimiliano De Serio. LOVE, Trilogia dell'amore
Scrive Amélie Nothomb in Sabotaggio d'amore: "Ma la vera bellezza deve lasciare insoddisfatti: deve lasciare all'anima una parte del suo desiderio". Ecco tradotto in una frase quel sentimento agrodolce che invischia quando ci si trova di fronte all'ultimo lavoro dei fratelli De Serio. La sensazione viscerale persiste e ritorna - soprattutto una volta usciti dalla galleria - accompagna il visitatore in una sorta di riflessione su temi astratti e pur concreti tanto cari ai filosofi quanto agli individui più comuni. L'ultimo lavoro dei gemelli si intitola "Love. Trilogia dell'amore" e si sviluppa in tre tappe costituite da tre coppie di video che narrano una storia d'amore ciascuna.
La prima opera, la storia di Salvatore, è stata presentata a Manifesta 7 nella sede di Trento, dove, ancora fino al 2 novembre, supera di gran lunga il livello qualitativo di tanti video insipidi. Assieme al secondo episodio, quello di Rosario, il lavoro è ora presentato alla galleria Guido Costa Project di Torino. Manca il terzo e ultimo capitolo, dedicato a Gianluca, che sarà presentato a primavera.
La poetica dei De Serio indaga da anni - nel cinema e nella videoarte - i confini, i margini, le trasformazioni delle periferie urbane e le storie di personaggi borderline. Dal lavoro sulla tragedia della Thyssenkrupp di Torino, prodotto con il contributo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ai cortometraggi sui migranti, i De Serio ci hanno abituato a non desiderare certezze. La verità risulta plurisfaccettata e spesso non piacevole; la fruizione, personale per definizione, si altera in esperienza quasi collettiva attraverso la trattazione di argomenti universali.
Con Love i De Serio si muovono verso le periferie dell'anima, nelle quali l'amore diventa sentimento estremo; attraverso video in piani sequenza e inquadrature macro, dettagli ravvicinati, contorni sfumati e colori nitidi e, soprattutto, una fotografia superba gli artisti ci lasciano soli, abbandonati a noi stessi, in un'esperienza voyeristica obbligata. Una sorta di violenza indotta con una delicatezza quasi commovente: una dura levità che è leggera bambagia sulla quale adagiarsi, facendo però attenzione agli spigoli, in un ossimoro estetico ed emotivo continuo.
I De Serio hanno incontrato Salvatore, Rosario e Gianluca nella comunità alloggio nella quale vivono e hanno chiesto loro di parlare dell'amore. Ne scaturiscono storie a metà tra memoria e fantasia nelle quali Amore è un’idea filosofica, una sensazione pura, ideale, estrema; svincolati dalle costrizioni sociali collettive, i protagonisti di questi video idealizzano un sentimento che diventa radicale.
I titoli dei primi due capitoli sono Star Love e Dark Love, evidentemente più positivo e romantico il primo, distruttivo e aggressivo il secondo. Dove finisca il ricordo e dove cominci l'immaginazione non è dato sapere: ciò che viene narrato assume oggettività e non è passibile di analisi. Per Salvatore Maria Teresa è l'universo e il racconto è fantascientifico, surreale; Rosario al contrario ci racconta di un'Angelica creatura che continua a turbarlo e dal quale scaturisce quasi un senso di colpa ancora reale, nonostante la distanza temporale.
In monitor paralleli Salvatore e Maria Teresa si baciano a lungo mentre Rosario – costantemente votato all'alcolismo – beve un bicchiere d'acqua come se fosse la prima volta. Due prove fisiche che, seppur differenti, tolgono il respiro ai protagonisti e allo spettatore: i video contengono una sorta di tenera amarezza che soffoca, disturba, induce uno stato ansiogeno di attrazione e repulsione. Un'umanità che fa bene e che fa male, che disgusta e seduce è l'arte dei De Serio che si riconfermano banditi dei sentimenti, capaci di condurre lo spettatore in una spirale emotiva conturbante.
È tempo che l’arte ritorni ad uno dei suoi ruoli: creare un punto di rottura non solo con il passato estetico, ma anche - e soprattutto - con il percorso cognitivo del fruitore. Nel “consumo” d’arte il sentimento ritorna protagonista, quale che sia la sua natura; lo scaturire di una riflessione, l’apparire di un punto interrogativo mentale, la stupita meraviglia trovano spazio nelle menti di spettatori annoiati ma ancora pronti alla ricezione.
L’estasi estetica deve sostituirsi a quel sonno dogmatico nel quale ultimamente tanta “arte” ci conduce; in questo senso i De Serio si fanno realmente pionieri di un inedito concetto di social art.
Immagini: Star Love, frame da video - Visione dell'installazione. Courtesy gli artisti.
La prima opera, la storia di Salvatore, è stata presentata a Manifesta 7 nella sede di Trento, dove, ancora fino al 2 novembre, supera di gran lunga il livello qualitativo di tanti video insipidi. Assieme al secondo episodio, quello di Rosario, il lavoro è ora presentato alla galleria Guido Costa Project di Torino. Manca il terzo e ultimo capitolo, dedicato a Gianluca, che sarà presentato a primavera.
La poetica dei De Serio indaga da anni - nel cinema e nella videoarte - i confini, i margini, le trasformazioni delle periferie urbane e le storie di personaggi borderline. Dal lavoro sulla tragedia della Thyssenkrupp di Torino, prodotto con il contributo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ai cortometraggi sui migranti, i De Serio ci hanno abituato a non desiderare certezze. La verità risulta plurisfaccettata e spesso non piacevole; la fruizione, personale per definizione, si altera in esperienza quasi collettiva attraverso la trattazione di argomenti universali.
Con Love i De Serio si muovono verso le periferie dell'anima, nelle quali l'amore diventa sentimento estremo; attraverso video in piani sequenza e inquadrature macro, dettagli ravvicinati, contorni sfumati e colori nitidi e, soprattutto, una fotografia superba gli artisti ci lasciano soli, abbandonati a noi stessi, in un'esperienza voyeristica obbligata. Una sorta di violenza indotta con una delicatezza quasi commovente: una dura levità che è leggera bambagia sulla quale adagiarsi, facendo però attenzione agli spigoli, in un ossimoro estetico ed emotivo continuo.
I De Serio hanno incontrato Salvatore, Rosario e Gianluca nella comunità alloggio nella quale vivono e hanno chiesto loro di parlare dell'amore. Ne scaturiscono storie a metà tra memoria e fantasia nelle quali Amore è un’idea filosofica, una sensazione pura, ideale, estrema; svincolati dalle costrizioni sociali collettive, i protagonisti di questi video idealizzano un sentimento che diventa radicale.
I titoli dei primi due capitoli sono Star Love e Dark Love, evidentemente più positivo e romantico il primo, distruttivo e aggressivo il secondo. Dove finisca il ricordo e dove cominci l'immaginazione non è dato sapere: ciò che viene narrato assume oggettività e non è passibile di analisi. Per Salvatore Maria Teresa è l'universo e il racconto è fantascientifico, surreale; Rosario al contrario ci racconta di un'Angelica creatura che continua a turbarlo e dal quale scaturisce quasi un senso di colpa ancora reale, nonostante la distanza temporale.
In monitor paralleli Salvatore e Maria Teresa si baciano a lungo mentre Rosario – costantemente votato all'alcolismo – beve un bicchiere d'acqua come se fosse la prima volta. Due prove fisiche che, seppur differenti, tolgono il respiro ai protagonisti e allo spettatore: i video contengono una sorta di tenera amarezza che soffoca, disturba, induce uno stato ansiogeno di attrazione e repulsione. Un'umanità che fa bene e che fa male, che disgusta e seduce è l'arte dei De Serio che si riconfermano banditi dei sentimenti, capaci di condurre lo spettatore in una spirale emotiva conturbante.
È tempo che l’arte ritorni ad uno dei suoi ruoli: creare un punto di rottura non solo con il passato estetico, ma anche - e soprattutto - con il percorso cognitivo del fruitore. Nel “consumo” d’arte il sentimento ritorna protagonista, quale che sia la sua natura; lo scaturire di una riflessione, l’apparire di un punto interrogativo mentale, la stupita meraviglia trovano spazio nelle menti di spettatori annoiati ma ancora pronti alla ricezione.
L’estasi estetica deve sostituirsi a quel sonno dogmatico nel quale ultimamente tanta “arte” ci conduce; in questo senso i De Serio si fanno realmente pionieri di un inedito concetto di social art.
Immagini: Star Love, frame da video - Visione dell'installazione. Courtesy gli artisti.
Milano capitale della Museologia
(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°6 - settembre/ottobre 2008)
Museitalia: I forum di Museografia e Museotecnica
Negli ultimi anni anche in Italia si è cominciato a comprendere che i campanilismi e le divisioni sono una delle malattie che affligge il nostro sistema culturale e lo rende provinciale; affinché tale sistema si sviluppi al meglio e sappia sfruttare le proprie potenzialità sono necessari scambio reciproco di idee e conoscenze, mobilità delle competenze, cura delle relazioni all’interno delle organizzazioni e fra le stesse, confronti continui, feedback… Soltanto attraverso l’interscambio di idee e la multidisciplinarietà si possono innescare nuove sinergie propulsive in grado di far decollare il delicato settore della cultura che, inevitabilmente, risente della crisi economica generale.
Per quanto riguarda i musei, diversi sono gli enti che si occupano di coordinare i lavori delle tante istituzioni, fissandone obiettivi, offrendo consulenze e stabilendo standard e parametri minimi di qualità. Prima fra tutte l’ICOM – International Council of Museums, organizzazione internazionale “di musei e dei professionisti museali impegnata a preservare, ad assicurare la continuità e a comunicare il valore del patrimonio culturale e naturale mondiale, attuale e futuro, materiale e immateriale.” Inoltre diverse altre associazioni si impegnano a favore del sistema museale nazionale, ad esempio AMACI è l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.
Dal 2004 poi, in un incontro a Torino, è stata creata la Conferenza Permanente delle Associazioni museali che, tra le varie attività, promuove diversi incontri, il più importante dei quali, a cadenza annuale, è la Conferenza Nazionale dei Musei d’Italia, la cui quarta edizione avrà luogo i prossimi 10 e 11 novembre a Milano, nella sede del Palazzo delle Stelline. Argomento principale sarà quello della formazione di personale competente; si tratta un topos critico a causa della scarsità di risorse, dell’immobilità dei nostri professionisti e della lentezza cronica nell’assorbire nuove metodologie professionali. Sovente, purtroppo, i nostri musei sono costretti ad avvalersi di personale su base volontaria o scarsamente retribuito, al quale non è facile offrire gli aggiornamenti professionali necessari e adeguati ai tempi. Amputando la formazione e le risorse destinate ai professionisti, non si fa altro che alimentare le criticità del sistema.
Per completare ed ampliare i lavori della Conferenza Nazionale a Milano, negli stessi giorni, si svolgerà Museitalia, il primo Forum Nazionale di Museografia e Museotecnica, presso il Centro Congressi delle Stelline, organizzato da ICOM Italia. Il convegno si prefigge di essere un “momento di incontro tra le aziende e i professionisti [della cultura], per un reciproco scambio di esperienze ed informazioni”, rappresentando quindi una decisiva e necessaria apertura professionale.
Milano quindi offrirà una maratona di due giornate fondamentali per gli operatori del settore, ma anche per gli studiosi, gli osservatori esterni, i politici e gli imprenditori che rivestono un’importanza sempre crescente per la sopravvivenza stessa delle istituzioni museali. In collaborazione con la Fondazione Stelline, che metterà a disposizione i propri spazi, il doppio evento diverrà appuntamento annuale nel quale, oltre alle conferenze, i partecipanti potranno assistere a seminari formativi, convegni, assemblee nonché visitare una sezione fieristica. I due forum diventano così un’occasione d’incontro tra i più competenti e vivaci protagonisti del sistema, ma anche il primo e decisivo momento di riflessione e formazione professionale.
10|11 novembre 2008
Forum Nazionale
Palazzo Stelline- Milano
Museitalia: I forum di Museografia e Museotecnica
Negli ultimi anni anche in Italia si è cominciato a comprendere che i campanilismi e le divisioni sono una delle malattie che affligge il nostro sistema culturale e lo rende provinciale; affinché tale sistema si sviluppi al meglio e sappia sfruttare le proprie potenzialità sono necessari scambio reciproco di idee e conoscenze, mobilità delle competenze, cura delle relazioni all’interno delle organizzazioni e fra le stesse, confronti continui, feedback… Soltanto attraverso l’interscambio di idee e la multidisciplinarietà si possono innescare nuove sinergie propulsive in grado di far decollare il delicato settore della cultura che, inevitabilmente, risente della crisi economica generale.
Per quanto riguarda i musei, diversi sono gli enti che si occupano di coordinare i lavori delle tante istituzioni, fissandone obiettivi, offrendo consulenze e stabilendo standard e parametri minimi di qualità. Prima fra tutte l’ICOM – International Council of Museums, organizzazione internazionale “di musei e dei professionisti museali impegnata a preservare, ad assicurare la continuità e a comunicare il valore del patrimonio culturale e naturale mondiale, attuale e futuro, materiale e immateriale.” Inoltre diverse altre associazioni si impegnano a favore del sistema museale nazionale, ad esempio AMACI è l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.
Dal 2004 poi, in un incontro a Torino, è stata creata la Conferenza Permanente delle Associazioni museali che, tra le varie attività, promuove diversi incontri, il più importante dei quali, a cadenza annuale, è la Conferenza Nazionale dei Musei d’Italia, la cui quarta edizione avrà luogo i prossimi 10 e 11 novembre a Milano, nella sede del Palazzo delle Stelline. Argomento principale sarà quello della formazione di personale competente; si tratta un topos critico a causa della scarsità di risorse, dell’immobilità dei nostri professionisti e della lentezza cronica nell’assorbire nuove metodologie professionali. Sovente, purtroppo, i nostri musei sono costretti ad avvalersi di personale su base volontaria o scarsamente retribuito, al quale non è facile offrire gli aggiornamenti professionali necessari e adeguati ai tempi. Amputando la formazione e le risorse destinate ai professionisti, non si fa altro che alimentare le criticità del sistema.
Per completare ed ampliare i lavori della Conferenza Nazionale a Milano, negli stessi giorni, si svolgerà Museitalia, il primo Forum Nazionale di Museografia e Museotecnica, presso il Centro Congressi delle Stelline, organizzato da ICOM Italia. Il convegno si prefigge di essere un “momento di incontro tra le aziende e i professionisti [della cultura], per un reciproco scambio di esperienze ed informazioni”, rappresentando quindi una decisiva e necessaria apertura professionale.
Milano quindi offrirà una maratona di due giornate fondamentali per gli operatori del settore, ma anche per gli studiosi, gli osservatori esterni, i politici e gli imprenditori che rivestono un’importanza sempre crescente per la sopravvivenza stessa delle istituzioni museali. In collaborazione con la Fondazione Stelline, che metterà a disposizione i propri spazi, il doppio evento diverrà appuntamento annuale nel quale, oltre alle conferenze, i partecipanti potranno assistere a seminari formativi, convegni, assemblee nonché visitare una sezione fieristica. I due forum diventano così un’occasione d’incontro tra i più competenti e vivaci protagonisti del sistema, ma anche il primo e decisivo momento di riflessione e formazione professionale.
10|11 novembre 2008
Forum Nazionale
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