(articolo pubblicato su Espoarte - contemporary art magazine n. 60, agosto-settembre 2009)
Danilo Eccher si è da poco insediato alla GAM ti Torino e già soffia vento di novità. La Galleria guarderà al contemporaneo e l'intera collezione permanente sarà riallestita. Durante i mesi estivi, quindi, gli spazi saranno ripensati e le diverse opere collocate secondo criteri più attuali. Ma per non lasciare il visitatore a bocca asciutta, nelle sale interrate della GAM è stata allestita una mostra coraggiosa quanto originale che sancisce la destinazione d'uso del piano sotterraneo, da ottobre riservato alle emergenze artistiche più contemporanee. La mostra parte da una riflessione di Jean Cocteau (La difficoltà dell'essere, Mondadori, 2005) e si intitola "I giovani che visitano le nostre rovine non vi vedono che uno stile". Curata da tre giovanissimi curatori collettivamente chiamati FormContent, con la supervisione di Elena Volpato - curatrice della Collezione GAM da oltre dieci anni - l'esposizione propone un dialogo tra opere di artisti storicizzati e opere di artisti più acerbi.
VB65, Vanessa Beecroft al PAC, Milano
Le iniziali del nome e un numero: una sequenza che è un codice a barre, una sigla, un brand, qualcosa che omologa ma differenzia allo stesso tempo… sono questi i titoli delle performance di Vanessa Beecroft, la regina italiana dell'arte contemporanea. VB65 è l'acronimo dell'ultimo progetto, presentato al PAC e prodotto dal MiArt e dal Comune di Milano nell'ottica di promozione delle eccellenze artistiche. Dopo Miraggi, che consolida anche quest'anno il rapporto con la città, un altro segno tangibile che le fiere possono essere non solo mercato ma parte di una galassia, le cui stelle sono momenti culturali di qualità. L'edizione di quest'anno ha affidato la curatela del settore contemporaneo a Giacinto Di Pietrantonio, curatore anche di VB65.
Incursione cittadina a Milano: la Fondazione Trussardi celebra Tacita Dean
(articolo pubblicato su Espoarte - contemporary art magazine, n. 59, giugno/luglio 2009)
Installation view
Still life è la prima grande retrospettiva italiana dedicata al lavoro di Tacita Dean. Organizzata dalla Fondazione Trussardi (che ha anche commissionato e prodotto due film presentati in anteprima mondiale), l'esposizione presenta una selezione di quattordici opere allestita negli spazi recuperati del seicentesco Palazzo Dugnani, a Milano.
Il progetto si inserisce nelle cosiddette "incursioni" cittadine che la Fondazione organizza, preferendo non avvalersi di un unico spazio espositivo ma scegliendo di contribuire all'evoluzione culturale di Milano e dei suoi abitanti. Come di consueto, Trussardi ci regala un evento raffinato e prestigioso.
Installation view
Still life è la prima grande retrospettiva italiana dedicata al lavoro di Tacita Dean. Organizzata dalla Fondazione Trussardi (che ha anche commissionato e prodotto due film presentati in anteprima mondiale), l'esposizione presenta una selezione di quattordici opere allestita negli spazi recuperati del seicentesco Palazzo Dugnani, a Milano.
Il progetto si inserisce nelle cosiddette "incursioni" cittadine che la Fondazione organizza, preferendo non avvalersi di un unico spazio espositivo ma scegliendo di contribuire all'evoluzione culturale di Milano e dei suoi abitanti. Come di consueto, Trussardi ci regala un evento raffinato e prestigioso.
Cera, riso e polline. Wolfgang Laib alla Fondazione Merz
(articolo pubblicato su Espoarte - contemporary art magazine, n. 59, giugno/luglio 2009)
L’odore di cera è quasi frastornante, colpisce subito, appena varcato l’ingresso della Fondazione Merz. Si tratta di un frastuono silenzioso: trafigge l’olfatto e la vista, ma l’udito, quello no. Il museo, trasformato in silente cattedrale, sembra gigante; tutto è chiaro, mistico. C’è un’aura quasi spirituale, la quiete s’impadronisce dei sensi. Siamo così abituati ad una continua polifagia di rumori, immagini, movimenti che, paradossalmente, la visita alla Merz può far male. Wolfgang Laib ha invaso tutto con tre soli elementi: cera, riso e polline. La riflessione pacifica gli animi e induce a soffermarsi sui temi della nutrizione, della creazione, dell’armonia del cosmo.
L’odore di cera è quasi frastornante, colpisce subito, appena varcato l’ingresso della Fondazione Merz. Si tratta di un frastuono silenzioso: trafigge l’olfatto e la vista, ma l’udito, quello no. Il museo, trasformato in silente cattedrale, sembra gigante; tutto è chiaro, mistico. C’è un’aura quasi spirituale, la quiete s’impadronisce dei sensi. Siamo così abituati ad una continua polifagia di rumori, immagini, movimenti che, paradossalmente, la visita alla Merz può far male. Wolfgang Laib ha invaso tutto con tre soli elementi: cera, riso e polline. La riflessione pacifica gli animi e induce a soffermarsi sui temi della nutrizione, della creazione, dell’armonia del cosmo.
Iscriviti a:
Post (Atom)