VB65, Vanessa Beecroft al PAC, Milano
Le iniziali del nome e un numero: una sequenza che è un codice a barre, una sigla, un brand, qualcosa che omologa ma differenzia allo stesso tempo… sono questi i titoli delle performance di Vanessa Beecroft, la regina italiana dell'arte contemporanea. VB65 è l'acronimo dell'ultimo progetto, presentato al PAC e prodotto dal MiArt e dal Comune di Milano nell'ottica di promozione delle eccellenze artistiche. Dopo Miraggi, che consolida anche quest'anno il rapporto con la città, un altro segno tangibile che le fiere possono essere non solo mercato ma parte di una galassia, le cui stelle sono momenti culturali di qualità. L'edizione di quest'anno ha affidato la curatela del settore contemporaneo a Giacinto Di Pietrantonio, curatore anche di VB65.
La mostra inaugura con l'ultima performance ideata da Beecroft e presenta video e foto dei lavori precedenti, offrendo una panoramica completa sulla sensibile e attuale ricerca svolta in questi anni. Ci sono le modelle di Brasilia, l'Africa insanguinata della Biennale di Venezia, le donne statuarie di Palermo, gli aviatori statunitensi…
Secondo alcuni VB65 ha il sapore del déjà-vu e l'artista tenderebbe a ripetersi. È pur vero che Vanessa ripropone questioni già indagate: corpo, cibo, Africa, omologazione. Eppure, mai come oggi, la sua poetica risulta contemporanea, profetica. La performance ricorda quella presentata nel 2004 al Castello di Rivoli: un lungo tavolo di vetro ospita la cena di un gruppo di uomini africani (nel 2004 erano modelle disposte secondo una sequenza cromatica data dal colore dei capelli, degli abiti, dei cibi).
Gli uomini silenziosamente mangiano pollo e pane nero, bevono acqua e vino. Vestiti di scuro, eleganti ma sgualciti o scalzi, vengono serviti da un cameriere in candida livrea.
Il rimando all'iconografia dell'ultima cena è immediato, nonostante il numero dei commensali sia superiore alla dozzina più uno. La performance, come già quella di Lampedusa del 2008, ci parla di migranti, di bisogni primari, di accoglienza, di diritti negati e di umanità. Gli uomini di VB65, muti, non interagiscono con il pubblico che assiste alla performance. Gli astanti, dal canto loro, forse si indignano un poco, ma sembrano più attenti all'evento mondano che al significato dell'azione artistica. Segno questo che l'insistenza dei temi proposti non è superflua: al contrario, forse ancora insufficiente. Lo dimostrano i recenti commenti dei media internazionali che guardano, dallo stesso punto di vista dell'artista, all'Italia che chiude le sue porte richiudendosi su se stessa. E se la conclusione dell'ultima cena fu una crocifissione, oggi, nel 2009 chi sono i crocifissi?
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