(Recensione pubblicata su Espoarte - contemporary art magazine n. 69, febbraio-marzo 2011)
A chi pensa che Torino proponga già una vivace offerta culturale, possiamo in tutta sincerità rispondere che si può sempre migliorare! Da circa un anno ha aperto Verso Artecontemporanea, una galleria che sta ampliando sensibilmente il panorama culturale della città sabauda. Siamo andati a visitare “He kills me, he kills me not”, mostra personale dell’artista iraniana Parastou Forouhar.
Quella di Forauhar (Teheran 1962, vive e lavora in Germania) è una delle voci più affascinanti e dolorose dell’arte contemporanea internazionale. La delicatezza dei suoi lavori, l’elegante gusto ornamentale, la raffinatezza dell’invito ad accostarsi ai diversi elementi che compongono le opere stridono volutamente con la ferocia dei dettagli, con lo spasimo di una narrazione violenta, con il peso di traumi personali e sociali. L’arte di Parastou è la biografia di una sofferenza. Ogni opera è una catarsi con la quale l’artista tenta di liberarsi e di denunciare il peso delle sue tragedie (personali e politiche). È un urlo che sussurra. È sapiente e ironica, Parastou. Gioca con i linguaggi della contemporaneità (foto, video, installazione) a cui mescola i cliché dell’arte tradizionale persiana in un’epistemologia pop che inizialmente rassicura ma che finisce per sconvolgere il fruitore una volta che questi abbia colto i dettagli di ogni lavoro, la violenza celata in caleidoscopi colorati, lo strazio ancorato a palloncini fluttuanti.
Donna, attivista politica, esule, figlia di una coppia di intellettuali opposti al regime e barbaramente uccisi per mano dello stesso regime, l’artista ci racconta lo strazio delle esperienze di terrore pubblico e privato che hanno segnato la sua vicenda personale. La sua storia è una denuncia internazionale, la sua arte è attivismo politico, la sua vita assume una dimensione collettiva.
I lavori di Parastou Forouhar vivono nelle maggiori collezioni internazionali, sono ospitati dai
più importanti musei del mondo, vengono battuti all’asta per cifre da capogiro. E oggi sono di
nuovo in Italia in una mostra ricca e audace. Fino al 5 marzo.
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