(Intervista pubblicata su Espoarte.net il 27 settembre 2011)
Tra i giovani artisti emergenti siamo sicuri che sia uno tra i più capaci e originali, si chiama Enrico Zanetti, classe 1980, figlio di quel nordest che in questi anni si è imposto prepotentemente sulla scena contemporanea italiana, interpreta la realtà scomponendola e ricomponendola. Nelle pitture e nei video, disfa e riorganizza gli scenari mescolando gli strumenti: i timbri diventano pennelli e l’avanguardia elettronica fa da sottofondo a video sperimentali. Erede di quella comunicazione visiva che i puntinisti prima e i popartists dopo proposero, fraziona i dettagli che compongono l’esistente. Si occupa inoltre di fotografia e interior design, riuscendo così – anche nella sua professione – a scindere e rimescolare le più significative componenti della cultura contemporanea.
Lo ritroviamo sabato 1 ottobre al Carcere Le Nuove con un progetto speciale - B-A-C-H: Street_View L’arte della fuga BWV 1080di Mario Brunello – inserito nel fitto programma di IN FINE. Vivere sul limitedei tempi, la settima edizione di Torino Spiritualità 2011…
Susanna Sara Mandice: Mario Brunello ti ha coinvolto in un progetto sperimentale che porti a Torinosabato sera (1 ottobre). Alla chiamata hanno risposto professionisti della musica contemporanea ed elettronica, si passa da Alexander Balanescu a Teho Teardo. A te cosa ha chiesto il violoncellista più eclettico d’Italia? Quale sarà il tuo apporto al progetto?
Enrico Zanetti: Il violoncellista più eclettico d’Italia mi ha chiesto di essere il video maker più eclettico d’Italia, di illustrare Bach ma senza essere didascalico. Grazie anche ad un bravissimo Michele Baggio, mio collaboratore per questo progetto, ho cercato di affrontare alcune dinamiche del metodo compositivo di Bach, ma senza illustrarlo in modo troppo esplicito.
La musica è tra gli elementi fondanti del tuo lavoro: hai diretto e realizzato video musicali e hai scelto colonne sonore ricercatissime quale sottofondo per i tuoi video d’arte. Suoni? E soprattutto, cosa ascolti quando lavori?
Non suono alcuno strumento ma istintivamente, da sempre, cerco di vedere e illustrare quello che i musicisti suonano. Adesso vi lascio immaginare cosa abbia significato per me affrontare L’arte della fuga di Bach reinterpretata da tali professionisti. Un sogno.
Quando lavoro ascolto svariati artisti; recentemente direi Arcade Fire, Florence & The Machine, Jonsi, Lykke Li, Radical Face, The xx, Vampire Weekend.
Dal punto di vista creativo/lavorativo, che differenza c’è nella realizzazione di un video su commissione – destinato alla televisione e alla rete – rispetto ai video destinati alla fruizione in gallerie, musei, festival?
Per dire la verità il mio approccio non si differenzia molto. Cerco sempre progetti dove ci sia libertà creativa. Un committente che mi chiama cerca uno stile particolare. Se mi impongono uno stile e delle immagini che non mi appartengono preferisco non accettare.
Design, arredamento, foto, video, pittura, musica. Ciò che accomuna il tuo lavoro in ognuno di questi ambiti è una forte ricerca estetica e una pulizia rigorosa. Al contrario, quale atteggiamento (o componente) distingue il tuo operare in questi settori? Cosa non puoi esportare da un linguaggio ad un altro?
Direi che la scomposizione dell’immagine, mio pallino da tempo, è una cosa che posso sfruttare al meglio solo in alcuni di questi campi, purtroppo.
A chi ti chiede che lavoro fai, cosa rispondi? Ovvero come ti vedi?
Come lavoro direi che interpreto i pensieri che ho quando ho gli occhi chiusi. Per quanto riguarda come mi vedo direi “scomposto a fasce”.
B-A-C-H: Street_View L’arte della fuga BWV 1080
di Mario Brunello
Teho Teardo elettronica, Alexander Balanescu violino, Danilo Rossi viola, Mario Brunello violoncello,Amerigo Bernardi contrabbasso, Rolf Lislevand liuto tiorbato, Enrico Zanetti video
con la partecipazione di Furio Di Castri Accademia Corale Stefano Tempia passEnger & xluve
Carcele Le nuove, Torino – ore 21.00
una produzione Antiruggine per Torino Spiritualità 2011
Opera incompiuta di J. S. Bach, Die Kunst derFuge è una raccolta di sperimentazioni sul contrappunto, un capolavoro di perfezione che unisce il rigore tecnico alla libertà interpretativa. Come ebbe a dire Goethe sull’opera di Bach: “un colloquio di Dio con se stesso, poco prima della creazione”. Se L’arte della fuga è un’opera al limite dei tempi, Mario Brunello ne propone un’interpretazione altrettanto avanguardistica, creando un percorso fisico che si sviluppa attraverso la musica per fare coincidere l’architettura dello spartito con quella della città. Luogo “base”, il Carcere Le Nuove. Qui un quartetto d’archi si avventurerà in un’esecuzione che, attraverso rallentamenti e squarci, condurrà a esplorare musicalmente e visivamente la mappa di Torino. Percorrerà in streetview spazi urbani aperti e futuribili, ma anche intimi e reconditi, nei quali altri musicisti si misureranno con la musica di Bach offrendone, in contrappunto all’esecuzione principale, la loro personale interpretazione.
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