La Galleria Silvy Bassanese ospita a Biella, fino al 28 febbraio, la mostra di Nicola Renzi, perugino già noto in Italia che vanta nel suo curriculum numerose esposizioni e premi. Il titolo della mostra è Reduce. Reduce… chissà da cosa, o da chi, da quale avventura o esperienza difficoltosa… Non è dato sapere, ma sarebbe curioso, considerato che allo status di reduce, istintivamente si vorrebbero associare lavori sulla memoria, sull’identità, sui luoghi collettivi; si potrebbero immaginare colori scuri, lavori introspettivi.
Al contrario, l’ingresso in galleria ci riporta quasi all’infanzia: è un turbinio di colori e forme elementari, di lavori che - seppur eseguiti con cura certosina - paiono realizzati in un unico istante, seguendo un istinto ludico e improvviso. I lavori di Renzi potrebbero tranquillamente allestire lo spazio di una scuola primaria nella quale l’individuo si forma e inizia a scoprire il mondo con beata meraviglia, ancora non inquinata dalla consapevolezza. I colori sembrano fuoriuscire direttamente dalle pareti, l’allestimento risulta un percorso quasi onirico, all’interno del quale la luce e i colori delle opere possono giocare brutti scherzi e far credere che i vivaci motivi ornamentali siano leggeri e sospesi nel vuoto.
Renzi si muove dall’astrattismo all’arte concettuale, non inventa nulla e non fissa un punto di rottura; però i suoi lavori risultano gradevoli da un punto di vista estetico e interessanti da un punto di vista tecnico.
La ripetizione quasi ossessiva dei particolari minuziosi, la morbosità della precisione, gli accostamenti cromatici contrastanti e raffinati, i formati semplici e privi di fronzoli rendono il lavoro di Renzi decorativo ma senza inutili orpelli barocchi, essenziale e magnetico, dal sapore quasi optical.
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