Aveva da poco compiuto novant’anni Ettore Sottsass, geniale architetto, designer, scrittore e fotografo che ha saputo reinventare l’industrial design italiano.
Scomparso il 31 dicembre scorso, era nato a Innsbruck nel 1917. Figlio di Ettore Sottsass senior, ingegnere civile esponente del razionalismo europeo, si laureò al Politecnico di Torino e fu allievo del pittore Spazzapan.
Appena cinque anni fa, scriveva nella sua autobiografia Scritti che “se qualcosa ci salverà, sarà la bellezza”, rispondendo così all’annosa questione posta da Dostoevskij. E con sincera devozione ha creduto a questa poetica e al suo messaggio dirompente, come si evince dalle sue creazioni, siano queste strutture architettoniche o complementi d’arredo.
Celebre protagonista del novecento, quattro volte insignito del premio Compasso d’oro, non aderì mai all’estetica razionalista del Bauhaus e alla rigidità del Movimento Moderno, ma ne superò gli schemi proponendo un design pratico, un’estetica ludica, un’architettura centrata sull’essere umano. Amava ricordare che l’architettura deve costruire spazi da abitare, spazi che possano essere vissuti, dai quali possano scaturire sentimenti. Seppe rifiutare le logiche mondane del marketing e rimase sempre fedele ai suoi ideali morali. Anticonformista, nemico dei compromessi, cercò le dissonanze nella realtà e le reinterpretò con fantasia e gusto. Animato da un’inesauribile capacità di rimettersi in gioco, cambiando punto di vista, evolvendosi, seppe trovare innumerevoli vie per esprimere la sua generosa creatività.
Intellettualmente legato alla Pop art e alla Beat Generation, amò il cubismo, l’astrattismo e il surrealismo; con la prima moglie, Fernanda Pivano, viaggiò a lungo, macchina fotografica al collo, negli Stati Uniti e in Oriente.
Negli anni quaranta e cinquanta partecipò come artista al MAC, Movimento Arte Concreta, e allo Spazialismo dell’amico Fontana; nella seconda metà degli anni sessanta diede vita alla grande svolta del radical design affermando un’estetica basata su principi etico-politici, sganciata dal consumismo imperante. Da questa vena sperimentale e colorata nacquero oggetti di design allegri e funzionali. Le idee di Sottsass trionfarono alle fine degli anni settanta quando, con Andrea Branzi e Alessandro Mendini, fondò il gruppo Alchimia, che diede vita a creazioni che esaltarono l’uso dei colori e del decorativismo, in contrasto con l’imperante austero modernismo. Sempre con Mendini e con la seconda moglie Barbara Radice, diede vita nei primi anni ottanta al collettivo Memphis con lo scopo di restituire agli oggetti un valore simbolico ed emotivo. Ne facevano parte anche Arata Isozaki, Matteo Thun, Michele de Lucchi e Gorge Sowden. Considerato uno dei movimenti più significativi del design italiano, diede una svolta alla filosofia del design, ponendone l’accento sull’estetica e creando vere e proprie icone della modernità.
Nel 1980 nacque lo studio Sottsass e associati che tuttora porta avanti una progettualità che ruota attorno all’uomo, che si prefigge di migliorare l’arredo urbano e gli spazi interni, creando luoghi da vivere.
Per trent’anni, Sottsass fu progettista per la Olivetti, lavorò anche per Poltronova ed entrambe le aziende devono a lui parte della propria fama. Negli oggetti che creò, ricercò costantemente quella dimensione sensoriale che contraddistinse tutta la sua attività. Ricordiamo ad esempio le macchine da scrivere “Valentina” oggi esposte nella collezione permanente del MoMa di New York.
Nel design, come nell’architettura, Sottsass fu fermamente convinto che il prodotto dovesse essere in relazione con il suo fruitore. La forma adatta alla funzione, in un intreccio di gioco e utopia che ha caratterizzato i diversi lavori dell’architetto: macchine da scrivere, lampade, mobili, gioielli, fino ai disegni delle nuove città ideali.
Le sue creazioni sono state più volte celebrate in mostre di notevole importanza, la prima delle quali al MoMa nel 1972: una collettiva sugli esponenti del made in Italy, dal titolo “Italy: the new domestic landscape”. Ricordiamo anche la retrospettiva personale del 2005 al Mart di Rovereto: “Sottsass. Progetti 1946 – 2005” Infine è ancora in corso la mostra che celebra il suo novantesimo compleanno e nella quale egli stesso si è impegnato, seguendone l’allestimento e presentando la conferenza stampa: a Trieste, presso il Salone degli Incanti dell’ex Pescheria, fino al 2 marzo, “Vorrei sapere perché”.
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