(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°6 - settembre/ottobre 2008)
Nel 2010 la Biennale di Sydney si svolgerà durante il mese di maggio e festeggerà la sua 17a edizione.
L’attuale direttore artistico è Carolyn Christov Bakargiev che passerà il testimone a David Elliot. Curatore di fama internazionale, ha lasciato la sua impronta al Museum of Modern Art di Oxford, al Moderna Museet di Stoccolma, al Mori Art Museum di Tokyo e al Museum of Modern Art di Istanbul. Considerato uno dei massimi esperti mondiali di arte contemporanea asiatica e mediorientale, per sei anni ha collaborato con l’ICOM in veste di presidente del dipartimento che si occupa dei musei di arte contemporanea (CIMAM).
Nel 1990 la grande esposizione itinerante “Art and Power” aveva sollevato un notevole interesse: presentava i prodotti artistici scaturiti dai grandi regimi totalitari che hanno segnato la storia della prima metà del Novecento, esplorando le relazioni tra arte e potere. Dinamiche di questo tipo sono oro per la Biennale di Sydney che ama destare le coscienze dal “sonno dogmatico” nel quale spesso sprofondano.
Elliott ha già annunciato che la prossima edizione sarà la preview del secondo decennio di questo millennio e indagherà l’arte contemporanea quale attività fondamentale per l’essere umano, finestra aperta sulla libertà, la creatività e l’ampliamento di prospettive; necessaria alla sopravvivenza dell’anima in tempi tanto difficili. Niente male come obiettivo.
Gli organizzatori della Biennale hanno dichiarato di aver chiesto a Elliott di curare la prossima manifestazione perché presenta un profilo in linea con la tradizione delle Biennali: versatile e dinamico.
Elliott ha lavorato nei punti urbani nevralgici dell’arte contemporanea, da Berlino a Tokyo, dall’Asia al Sud- America… manca giusto l’Oceania, quale migliore occasione, dunque?
Nessun commento:
Posta un commento