(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°4 - aprile/maggio 2008)
15 maggio - 5 giugno, sono le date da segnarsi per non perdere uno dei più importanti festival nord-europei di contaminazioni contemporanee: il Reykjavìk Arts Festival. Il numero delle edizioni precedenti quasi non si conta, considerato che il festival nasce nel 1970 con cadenza biennale per divenire, una trentina d’anni dopo, un appuntamento annuale. Caratterizzato da una forte presenza politica (esponenti amministrativi compongono il board organizzativo e pubblica è la natura della maggior parte dei finanziamenti) il festival si prefigge di promuove la cultura artistica islandese e internazionale. Il concetto appare un po’ vago e volutamente lascia spazio a differenti discipline: mostre, concerti, performance, danza, teatro e opera.
In questi anni, artisti di fama planetaria hanno presenziato all’importante rendez-vous: da Chagall a Picasso, da Matthew Barney a Tony Cragg, da Francesco Clemente a Spencer Tunick, tanto per citare alcuni nomi. E negli stessi giorni Goran Bregovic, Cesaria Evora, Luciano Pavarotti, Bjork, Anne Sofie von Otter, il tutto in una commistione di suoni e colori, che permette ogni volta di scivolare dalla musica contemporanea al jazz, dalla danza agli happening artistici, dalle videoinstallazioni all’opera…
Il festival, come sempre, si svilupperà in diverse sedi della capitale e in alcune altre città dell’Isola.
Come già nell’edizione del 2005, Jessica Morgan – curatrice alla Tate Modern - e Bjorn Roth cureranno il cosiddetto Focus on conteporary visual art, ampliando, anche dal punto di vista temporale, il festival, e presentando 30 esibizioni di artisti provenienti da diversi paesi. Il focus si svolgerà in luglio – agosto.
Il culmine del festival però è senza dubbio rappresentato dalla maratona d’arte: la Experiment Marathon Reykjavík (RAM), organizzata dal Reykjavìk Art Museum e dalla Serpentine Gallery di Londra. Partendo da una serie di installazioni, video, performance e film; artisti, architetti, film-maker e scienziati daranno vita a nuove invenzioni site specific, come nella migliore tradizione degli eventi organizzati dalla Serpentine Gallery. A curare e supervisionare il tutto nientepopodimeno che Hans Ulrich Obrist della Serpentine e Olafur Eliasson, vecchia conoscenza del festival, per avervi partecipato nel 2002 e nel 2005.
Tra i numerosi happening e appuntamenti, segnaliamo una retrospettiva sull’arte contemporanea croata, che avrà luogo presso la Gallery 100°, la mostra dell’artista svedese Karl Holmqvist, al The Living art Museum, infine la rassegna Art against Architecture alla National Gallery of Iceland che vedrà esposte le opere di Finnbogi Pétursson, Elín Hansdóttir, Steina (Vasulka) e Franz West e della nostra Monica Bonvicini che sul tema sta già lavorando da diversi anni.
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