(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°7 - novembre/dicembre 2008)
Ha quasi dieci anni Movin’up il programma di sostegno alla mobilità dei giovani artisti che finora ha permesso a oltre 500 italiani di partecipare a progetti di formazione all’estero. Il progetto si rivolge ai ragazzi di età compresa tra i 18 e i 35 anni che operino con ambizioni professionali nei settori arti visive, architettura, design, musica, cinema, video, teatro, danza, performance, scrittura.
Durante il soggiorno all’estero i nostri creativi hanno la possibilità di formarsi in maniera dinamica venendo a contatto con realtà diverse che garantiscono un’acuta crescita professionale e personale. I progetti educativi in terra straniera - così poco frequenti in Italia, paese costantemente in ritardo sui metodi formativi più all’avanguardia - permettono agli artisti di promuovere il proprio lavoro, di entrare in una rete di contatti unica e indispensabile e, seppur indirettamente, di donare visibilità all’arte e alle istituzioni nazionali. La creatività ha bisogno di interscambi culturali e contatti interdisciplinari basati sulle relazioni sinergiche dei soggetti coinvolti.
È fondamentale che progetti di questo tipo vengano supportati da enti che sappiano però rispettare i limiti imposti dal proprio ruolo, in questo caso significa quindi non interferire con il lavoro, non porre dei paletti alla creatività e ai rapporti umani. Movin’up è promosso da GAI - Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani che eroga un fondo annuale per finanziare due sessioni di viaggi all’estero, fornendo un sostegno che copra parte delle spese sostenute dagli artisti. Sono questi ultimi a scegliere presso quale ente o istituzione straniera svolgere il proprio lavoro; autonomamente devono contattare l’istituzione partner, presentare il progetto e ottenere un invito o un’iscrizione ad attività formative. Questa documentazione andrà poi presentata a Gai, la cui commissione esaminatrice valuterà la consistenza del progetto e l’eventuale copertura di parte delle spese.
Gli studenti dimostrano quindi di possedere già un buon livello di preparazione, la capacità di muoversi in un settore nuovo, di valutare e selezionare un’organizzazione straniera che possa fornire nuova linfa creativa, di scegliere un paese ospite per le caratteristiche peculiari che presenta; oltre che un buon curriculum, elemento essenziale per la partecipazione a Movin’up. In questi anni sono stati presentati circa 800 progetti, ma meno della metà ha trovato accoglimento, segno quindi di attente valutazioni basate su parametri di serietà e qualità.
Il bando per i prossimi viaggi scadrà a breve: gli aspiranti hanno tempo fino al 14 novembre 2008 per presentare la propria candidatura.
Nel frattempo i colleghi della prima sessione del 2008 stanno vivendo la propria esperienza di residenza: da Cuba all’Australia, dall’Europa all’Asia; artisti, attori, ballerini e registi si confrontano con nuove dinamiche, facendo dell’interculturalità il proprio bagaglio.
E a leggerli questi progetti si trova un comune filo rosso che supera l’estetica e diventa cultura: quasi tutti i progetti si concretizza antropologicamente; c’è un’attenzione al sociale, alle diversità, alle oppressioni, ai sapori diversi che spinge questi artisti emergenti a ricercare la propria formazione nell’alterità, bypassando in parte le grandi istituzioni e scegliendo di lavorare nei campi per i rifugiati, nei non-spazi urbani delle grandi metropoli, nei paesi segnati dalla storia. Certo, c’è anche chi decide di andare a Parigi a curare l’allestimento della propria grande mostra, ma non è questo il luogo nel quale inscenare un processo alle intenzioni. Di intenzioni ci bastino quelle del Gai e delle istituzioni partners del progetto Movin’up: la Presidenza del Consiglio dei Ministri; il Dipartimento della Gioventù e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali; la PARC Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanee.
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