Intervista ad Alvise Chevallard, Presidente dell'Associazione ArteGiovane

(articolo pubblicato su Artkey n°9 - marzo/aprile 2009)

Carlo Gloria, Alvise 2008. Courtesy dell'artista.

ArteGiovane è un'associazione no-profit che nasce per volontà di un gruppo di appassionati d’arte contemporanea, amici e collezionisti. Si profila come un progetto per promuovere i giovani artisti.

Susanna Sara Mandice: ArteGiovane è un progetto che, partito da Torino, sta assumendo dimensioni nazionali e guarda con lungimiranza oltre i confini italiani… Come si sviluppa?
Alvise Chevallard: ArteGiovane nasce a Torino nel 1995, come Associazione rigorosamente no-profit e non commerciale per volontà di un gruppo di appassionati d’arte contemporanea, amici e collezionisti. Fin da subito si profila come un progetto per promuovere l’arte dei giovani artisti attraverso la creazione di opportunità e lo sviluppo di attività ad hoc. L’obiettivo è quello di offrire agli artisti emergenti, oltre a opportunità di vendita a Musei e Collezioni private, una maggiore visibilità che permetta loro di affermarsi sul mercato; per far questo è necessario sviluppare anche dei programmi di formazione, affinché i curricula e le capacità di questi giovani siano competitive. ArteGiovane opera come un gruppo di pressione presso Istituzioni ed Enti pubblici e privati, affinché l’attenzione alla giovane arte non sia solo una moda, ma venga inserita stabilmente nell’agenda politico-istituzionale. Nel 2003 nasce ArteGiovane Milano, grazie all’entusiasmo di Paolo Agliardi e di un primo gruppo di collezionisti milanesi, attraverso un accordo di affiliazione alla sede di Torino per l’utilizzo del logo e la realizzazione di programmi comuni; su sollecitazione di questa nuova sede, ArteGiovane diventa poi nel 2008 una struttura nazionale, con sede a Torino. Attualmente, quindi, sono presenti diverse sedi sul territorio italiano e altre sono in via di definizione. Nel 2007 il progetto approda in Sicilia, con la sede di Catania, cui è Presidente Massimo Ligreggi che si sta muovendo con molto attivismo e credibilità con le Istituzioni Siciliane; nel 2008 apre la sede di Roma, sotto la guida di Andrea Bottai, che attualmente ha attivato buoni contatti con la nuova Giunta comunale e vanta un Consiglio Direttivo internazionale grazie al quale può permettersi di seguire il progetto “Expo 2015” e gli scambi culturali con i paesi del Golfo e dell’Africa. Nei prossimi anni potrebbero aprire ArteGiovane Sardegna a Cagliari e ArteGiovane Puglia a Bari. Di recente, però, la gestione della sede milanese è diventata problematica: una serie di problemi organizzativi, dovuti principalmente alla difficoltà a reperire fondi e di gestire diversi progetti, visti gli impegni professionali dei soci, mettono a dura prova i promotori dell’iniziativa. ArteGiovane Milano è impegnata su più fronti: il progetto di residenze a New York “Location One” (assegnato nel 2008 ad Andrea Galvani); la collaborazione con la Fondazione Ratti per la mostra di fine corso presso la Fabbrica del Vapore; il premio ArteGiovane “Torino, Milano Incontrano l’Arte”, il Premio, realizzato da un giovane artista, che la Camera di Commercio di Milano riconosce annualmente alle imprese più innovative del design, moda, arredamento etc… nonché alcune manifestazioni gestite a livello nazionale come “MITO Arte Contemporanea” e “Expo 2015”. A gennaio alcuni soci, che lamentavano una scarsa autonomia e una carenza di fondi, annunciano lo scioglimento di ArteGiovane Milano: attualmente ArteGiovane Milano è in fase di ricostituzione, con l’ausilio di nuove figure direttive e la solidità dei soci rimasti, nonché grazie alla preziosa disponibilità delle istituzioni partners che credono nel progetto, come per esempio la Fondazione Stelline e gli Enti pubblici.

S.S.M. Per quanto riguarda le sedi di prossima apertura, quali partners verranno coinvolti? Può anticiparci i primi nomi?
A.C.
Abbiamo già contattato numerosi collezionisti, per esempio in Sardegna saremo lieti di lavorare con la Fondazione Bartoli-Felter di Cagliari, in Puglia la situazione negli ultimi anni è diventata davvero dinamica e avremmo intenzione di collaborare con la LUM Libera Università del Mediterraneo, e la Fondazione Rico Semeraro di Lecce. Il progetto “Video.it” diventerà un progetto itinerante che partirà proprio dalla Puglia. Inoltre, collaboreremo con Antonella Marino, curatrice della sezione pugliese dell’ultima edizione della Bjcem - Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, tenutasi proprio a Bari.

S.S.M. Quali sono i prossimi obiettivi di ArteGiovane?
A.C.
Ciò che manca in Italia è l’internazionalizzazione dei nostri giovani artisti, bisogna portarli all’estero! In Italia ormai sono numerose le opportunità per la formazione: ci sono premi, concorsi, residenze… bisogna allargare gli orizzonti, è venuto il momento di uscire! ArteGiovane vuole quindi instaurare rapporti duraturi con istituzioni straniere, i primi partners con i quali si intende collaborare saranno le grandi fiere internazionali: Frieze, a Londra e Fiac, a Parigi. Si aprono diverse possibilità anche a Berlino, sia in fiera, sia innescando relazioni con alcune istituzioni che organizzano residenze per giovani artisti. Anche sul territorio italiano, naturalmente, si tende a legare ArteGiovane ai grandi protagonisti istituzionali. Un esempio? “Landscape”, il lavoro di Simone Tosca. L’artista ha creato un’installazione in un ufficio utilizzando luci, musica e un grande sistema computerizzato; il progetto è stato finanziato da UniCredit e donato al MAMbo, e sarà utilizzato per la consultazione di Italian Area con le gallerie di riferimento, presenti in ArtSynToMi, degli artisti di Torino e Milano.

S.S.M. E i progetti in corso?
A.C. Sono numerosi. Per esempio, stiamo lavorando a un progetto dal respiro internazionale per Milano “Expo 2015”: si ipotizza una grande mostra che coinvolgerà una quarantina di giovani artisti, la metà dei quali italiana, l’altra metà composta da giovani provenienti da Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Repubblica Ceca, Russia, Israele, Sudafrica, Turchia, Usa, Canada, India, Cina, Brasile, Paesi del Golfo, Marocco/Tunisia, Cameroun/Senegal. Le opere esposte dovranno essere realizzate dagli artisti in precedenti periodi di residenza, ovvero: scambio di residenze qui da noi per gli stranieri e all’estero per gli italiani. Gli artisti saranno i nostri “ambasciatori culturali”, interpretando i messaggi dell’Expo 2015 nelle loro opere, perché diventino diari/corrispondenze. Il materiale raccolto verrà pubblicato in un volume, presentato in occasione della Mostra. In tale prospettiva stiamo varando il primo scambio con l’India, a partire da settembre 2009; gli artisti saranno seguiti da tutors competenti e, alla fine, esporranno nelle rispettive residenze, poi in gallerie internazionali: il progetto, quindi, attiverà una serie di collegamenti con istituzioni importanti. La Triennale di Milano, con la Camera di Commercio di Milano, Fiera Milano International, Regione, Provincia, Comune e la Fondazione Stelline supporteranno il progetto, il cui funding sarà coordinato da Good-will. Inoltre, prosegue il progetto “MITO Contemporanea” che, nato nel 2004 in occasione del Piano Strategico di collaborazione tra le Città di Torino e Milano, promosso dalle Camere di Commercio e dalle istituzioni delle due città, si prefigge di dar vita a una piattaforma culturale comune. Nel 2007 e 2008, è già stata implementata una prima fase del progetto, con “MITO Settembre Musica”, che ha riscosso un enorme successo. La nuova proposta ci vede quindi impegnati nello sviluppo di un progetto simile, legato all’arte contemporanea, già partito con le due edizioni della guida SynToMi, l’estensione della Carta Abbonamenti Torino Musei nel 2009 alla Triennale e Bovisa e successivamente ai musei civici e fondazioni private e la pianificazione della condivisione di numerose iniziative, tra le quali, “Novembre Contemporary Art”. Il progetto vede ovviamente in prima linea numerose istituzioni pubbliche e private che sostengono le nostre attività. Tra gli altri, prosegue anche “Video.it”, la rassegna dedicata alla promozione della videoarte, nata nel 1999 a Torino e che può ora contare sulla collaborazione di Careof/Docva di Milano. La prossima edizione varcherà i confini nazionali: il tema sarà “Un Ponte sul Mediterraneo” e rivolgerà la propria attenzione nell’edizione 2009 a Italia, Francia, Grecia, Macedonia, Turchia, Israele e Palestina e nell’edizione 2010 a Italia, Albania, Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Portogallo, Spagna, Tunisia.

S.S.M. Perché, a suo parere, i nostri artisti non godono della meritata visibilità? I progetti ci sono, le capacità non mancano, eppure… Quali sono le nostre lacune?
A.C. L’Italia presenta diverse debolezze, per così dire culturali, ossia congenite. Si fa ancora fatica a muoversi, si resta fermi su alcuni status quo, nonostante si conoscano gran parte dei problemi e le possibili soluzioni. Innanzitutto, c’è il problema del sistema gallerie, ancora legato a campanilismi e a vecchie competizioni. Non c’è la volontà di confrontarsi, di aprirsi l’un l’altro, di scambiarsi informazioni e artisti; in questo modo non si facilita la mobilità dei nostri artisti. Mancano le alleanze stabili e durature, così come una rete commerciale. L’esempio di Sperone degli anni Sessanta/Settanta resta un caso isolato. Inoltre, la mancanza di trasparenza degli aspetti fiscali e l’assenza di incentivi agli investimenti/donazioni etc… rappresentano due grossi scogli da superare. Dal punto di vista dell’internazionalizzazione, credo che qualcosa possa muoversi: il Ministero degli Affari Esteri ha annunciato un vero e proprio cambiamento di rotta sull’argomento, che passa anche dal coinvolgimento di tutti gli Istituti Italiani di Cultura all’estero. La Farnesina e il MiBAC, con il PARC del Ministero dei Beni Culturali devono incrementare e coordinare la collaborazione, dando il primo esempio, e favorendo la visibilità della cultura italiana contemporanea a livello internazionale.

AAA cercasi applicazione della legge

(articolo pubblicato su Artkey n°8 - gennaio/febbraio 2009)

Recenti dibattiti hanno riportato l'attenzione sulla cosidetta Legge del 2%, la cui applicazione sarebbe, oltre che un obbligo, uno dei possibili metodi di contrasto alla crisi. Il MAXXI di Roma, la Regione Lombardia e, pian piano, singole istituzioni ne promuovono - finalmente - il dettato.


Le Amministrazioni dello Stato […] e tutti gli altri Enti pubblici che provvedano all'esecuzione di nuove costruzioni di edifici pubblici ed alla ricostruzione di edifici pubblici […] devono destinare all'abbellimento di essi mediante opere d'arte una quota non inferiore al 2 per cento, della spesa totale prevista nel progetto”.

Ecco il fondamento della cosiddetta legge del 2%. Ecco il frutto di una giurisprudenza illuminata e filantropa che esprime una vocazione attenta alle nuove produzioni artistiche e che impedisce all’amministrazione pubblica di ignorarne le istanze. Ecco una normativa finalmente al passo con i tempi! Ebbene, l’inciso con il quale si apre questa riflessione altro non è se non il primo comma della Legge 29 luglio 1949, n. 717. Non si tratta di un refuso, la data è proprio quella: 1949! A neppure un anno dal varo della nostra Costituzione, in un’epoca di trasformazioni sociali e ricostruzione urbana, il Legislatore ebbe la premura di istituire una norma rubricata “Norme per l'arte negli edifici pubblici”. Successivi interventi normativi - 1960, 1976 e 2006 - non sono valsi a rendere il precetto condiviso, tanto che raramente se n’è fatto uso e quasi mai se ne sente parlare.
In tema di politiche culturali le leggi disattese non sono poche, ma è chiaro a chiunque che in un momento delicato come quello attuale, la L. 117/1949 può diventare la “X” sulla mappa del tesoro. L’applicazione eventuale della regola costituirebbe uno strumento per la produzione e la promozione dell’arte contemporanea [1]; permetterebbe all’amministrazione pubblica di intervenire in un settore che in qualche modo le appartiene - espletando i compiti di cui all’art. 9 Cost. - e, secondo alcuni, darebbe il la a una serie di interventi pubblici sul territorio urbano qualora la legge venisse interpretata in maniera ampia e utilizzata per l’intera area territoriale nel quale l’edificio (costruito ex novo o restaurato) si dovesse trovare. Gli artisti sarebbero così coinvolti non solo nell’abbellimento dell’edilizia pubblica, ma verrebbe loro conferito un ruolo attivo nella progettazione urbana e nel decoro cittadino.
I dettami legislativi sono però restati carta morta, le risorse teoriche destinate ad altri scopi o congelate. Rare le eccezioni, come ad esempio il globo di Arnaldo Pomodoro situato davanti al Ministero degli Affari Esteri.
Il Decreto Ministeriale del 23 marzo 2006, varato proprio per rinvigorire la L. 117/1949 ha riportato l’attenzione sulla delicata questione, permettendo una prima ripresa dalla fase di letargia, della quale si iniziano a intravedere i risultati. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 gennaio 2007 presenta “le linee guida” per l’applicazione della Legge e impone “l’accantonamento di una quota non inferiore al 2% dell'importo effettivo dei lavori […] pena la non collaudabilità dell'opera”. Si sa: in Italia sono necessari la carota e, soprattutto, il bastone. Il recente atto di indirizzo, allo scopo di garantire risultati di qualità, prevede che le indicazioni relative all’opera d’arte vengano formulate già durante la stesura del progetto preliminare e che il progettista dell’edificio sia coinvolto e faccia parte della giuria del concorso pubblico aperto agli artisti. Questa strada è quella intrapresa dal MAXXI di Roma che ha recentemente bandito un concorso -con scadenza il 7 febbraio 2009 - per la realizzazione di due opere d’arte visiva specifiche per il Museo.
Recentemente qualcosa si è mosso anche in Lombardia. La Regione ha annunciato, la scorsa primavera, di voler dare concreta attuazione alla legge, tramite un comunicato sbrodolone e autocelebrativo. È chiaro che chi ben comincia è a metà dell’opera ma in casi come questi, nel quale un’amministrazione è stata a lungo manchevole, sarebbe forse il caso di partire da premesse diverse, scusandosi con i cittadini per l’inadempienza al dettato legislativo e proponendosi di riparare quanto prima.
Detto questo, siamo ben lieti che la Lombardia decida di dare il buon esempio, anche se per l’anno in corso la percentuale destinata all’acquisto di opere d’arte non è stata il previsto 2%: si parla infatti di un poco dignitoso 0,2%. Teoricamente, l’incremento dell’impegno pubblico è in previsione, anche se le eventuali tempistiche risultano sconosciute. È pur vero che i recenti tagli e la crisi economica hanno dato il colpo di grazia a un settore già moribondo. L’expo del 2015 potrebbe fungere da input, ma le polemiche e i dubbi sullo sviluppo del programma non fanno che sedimentare i timori che la situazione, anziché migliorare, si involva, accartocciandosi su se stessa.
Si noti però che la Legge parla del 2% come cifra minima da erogare, punto di partenza, quindi, e non punto di arrivo. Che dire? Chi si accontenta, gode?
Dalle dichiarazioni diffuse, si può comunque evincere che la Regione investirà l’aleatoria cifra principalmente in arte contemporanea e a sostegno dei lavori di giovani artisti, completando così l’impegno già profuso in “attività di restauro, rifunzionalizzazione e riuso del patrimonio artistico grazie all’investimento di più di 100 milioni di euro dal 2000 a oggi”. La Direzione Generale Culture si prefigge di rendere la Lombardia uno dei centri geografici dell’arte contemporanea, superando gli stereotipi che vogliono un Capoluogo sopito intellettualmente, per quanto intento a inseguire business e sfilate. Non bisogna dimenticare che Milano è la città che può vantare il maggior numero di gallerie e che nel territorio regionale si sviluppano diverse eccellenze culturali, tra le quali il PAC di Milano, la GAMeC di Bergamo, il GAM di Gallarate, il Museo d’Arte contemporanea di Lissone, il Museo Fotografia Contemporanea di Cinesello Balsamo… nonché atenei universitari di prestigio.
Quella della Regione Lombardia pare essere quindi una scelta consapevole e lungimirante - per quanto ancora in fase di rodaggio - che vuole investire energie e risorse su contenuti educativi e culturali decisivi, attraverso i quali porre i cittadini e i territori al centro della contemporaneità. La politica pubblica, questa volta, mette radici sulle scelte che spontaneamente - anche se indipendentemente - hanno permesso al sistema di questi anni di mantenersi minimamente vivace.
Auguriamoci che l’esempio non resti un caso isolato.

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[1] La normativa prevede una selezione basata su un concorso pubblico - il che ha effettivamente complicato la questione - pertanto destinato ad artisti viventi. Inoltre buona parte dei giuristi è d’accordo a interpretare la legge a vantaggio dell’arte contemporanea, funzione di indirizzo che il settore pubblico ha il compito di esercitare assieme alle funzioni più tradizionali di conservazione e tutela del patrimonio. Evidentemente poi, l’arte contemporanea è sicuramente più adatta a dialogare con l’architettura contemporanea.