Luci e ombre di Diego Perrone per la Fondazione Casoli

Ha un titolo che è poesia l’ultima opera di Diego Perrone: “Il perimetro del lavoro è l’ombra della sua immagine e si muove con il sole”. Il lavoro in questione è il progetto del nuovo padiglione mobile della Fondazione Casoli, che sarà allo stesso tempo il tema da sviluppare nel corso del 2009. L’ombra, le ambivalenze, il doppio; ma anche i confini labili, il movimento, i cicli… La Fondazione non ha, per scelta, una sede fissa: "Pensiamo che avere una sede fissa sia una soluzione per farsi guardare dentro e noi invece dobbiamo e vogliamo guardare fuori. Il talento, la scintilla possono manifestarsi ovunque. Noi vogliamo essere in quel posto dove ciò accade!" E ogni anno il direttore artistico della Fondazione, Marcello Smarrelli, propone ad un artista di realizzare il padiglione mobile. Quest’anno l’invito è andato a Diego Perrone, piemontese, classe 1970.
Considerato che Perrone vive tra Asti, Milano e Berlino, il tema della mobilità non gli è certo nuovo. I suoi lavori, dai titoli che sembrano ministorie, sono stati esposti in musei internazionali e gallerie prestigiose, nonché alla 50. Biennale di Venezia (2003, Padiglione Italia a cura di Massimiliano Gioni) e alla 4ª Biennale di Berlino (2006, a cura di Maurizio Cattelan, Massimiliano Gioni, Ali Subotnik).
La proposta per la Fondazione Casoli, che rimarrà allo stato di progetto, è una padiglione mobile che “cambia aspetto in base alle immagini e agli oggetti che di volta in volta ospita. Le ombre create dalla scultura mutano di continuo, delineando un perimetro sempre diverso che si fonde con la forma, diventando un corpo unico”.
Attraverso apposite cerniere e cardini, il padiglione può modificarsi, assumere inclinazioni diverse, modificare le proprie geometrie. Assieme alla struttura perimetrale, le ombre si modificano, divenendo esse stesse parte integrante dell’opera, condividendone la fisicità. Allo stesso tempo, la struttura portante partecipa alle trasformazioni continue del proprio riflesso. L’ombra non è più quindi sinonimo di parte oscura, non illuminata; al contrario diviene estensione della superficie, e contribuisce a definirne lo spazio.

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