
Considerato che Perrone vive tra Asti, Milano e Berlino, il tema della mobilità non gli è certo nuovo. I suoi lavori, dai titoli che sembrano ministorie, sono stati esposti in musei internazionali e gallerie prestigiose, nonché alla 50. Biennale di Venezia (2003, Padiglione Italia a cura di Massimiliano Gioni) e alla 4ª Biennale di Berlino (2006, a cura di Maurizio Cattelan, Massimiliano Gioni, Ali Subotnik).
La proposta per la Fondazione Casoli, che rimarrà allo stato di progetto, è una padiglione mobile che “cambia aspetto in base alle immagini e agli oggetti che di volta in volta ospita. Le ombre create dalla scultura mutano di continuo, delineando un perimetro sempre diverso che si fonde con la forma, diventando un corpo unico”.
Attraverso apposite cerniere e cardini, il padiglione può modificarsi, assumere inclinazioni diverse, modificare le proprie geometrie. Assieme alla struttura perimetrale, le ombre si modificano, divenendo esse stesse parte integrante dell’opera, condividendone la fisicità. Allo stesso tempo, la struttura portante partecipa alle trasformazioni continue del proprio riflesso. L’ombra non è più quindi sinonimo di parte oscura, non illuminata; al contrario diviene estensione della superficie, e contribuisce a definirne lo spazio.
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