
Negli ultimi anni si parla frequentemente di multidisciplinarietà, di networking, di trasmissione delle conoscenze, di commistioni sinestetiche e di partenariati generativi. Eppure, nonostante sia facile sbandierare i drappi dell’Epistemologia della Complessità, non è altrettanto semplice mettere insieme le diverse tessere del mosaico e realizzare, in concreto, una produzione di buon livello.
A Torino due giovani filosofi decidono di raccogliere la sfida e, potendosi avvalere della sponsorizzazione di un’importante fondazione filantropica, aprono un cantiere di idee che sfocia nella mostra Il corpo violato.