Sul limite dei tempi. Settima edizione per Torino Spiritualità, fra dibattiti e creatività

(Articolo pubblicato su Insideart.eu il 29 settembre 2011)
Torino Spiritualità è la rassegna di fine estate che ormai da sette anni invita il pubblico a riflettere sui temi dell’attualità e a interrogarsi sulle questioni filosofiche contemporanee. Attraverso dibattiti e incontri con grandi pensatori del nostro tempo, il festival torinese raggiunge la settima edizione, dal 29 settembre al 2 ottobre, e propone come sempre un cartellone ricco di appuntamenti diversi. 



La tradizionale formula del "talk show" negli anni è stata affiancata da appuntamenti tematici, allargando a musica, teatro, arte, cinema. Uno sguardo a tutto tondo, un’offerta variegata che pur ampliandosi non ha perso di vista l’obiettivo finale della rassegna e non ha (fortunatamente) svenduto la propria identità di evento culturale alle mode del momento. Come ormai tradizione, ci si aspetta il "sold out", i Torinesi pronti a resistere in coda per ore, in attesa di ascoltare un "reading", partecipare a un dibattito, seguire un incontro.

Ideato e diretto da Antonella Parigi, direttrice del Circolo dei lettori, realizzato da un ridotto staff preparato e competente, Torino Spiritualità propone ogni anno una questione diversa. “In Fine. Vivere sul limite dei tempi” è il tema di quest’anno, che si declina in quattro appassionanti filoni di ricerca: Genesi e Apocalisse, Promesse e profezie, Visioni del quotidiano, I tempi sono maturi. Le componenti vincenti del festival sono le caratteristiche che hanno permesso alla rassegna di essere al di sopra delle disapprovazioni e di diventare in pochi anni uno degli appuntamenti più amati dalla critica e dal pubblico: schivando sapientemente banali scivoloni new age o dogmatici, la proposta culturale laica ha sempre proposto l’incontro di personaggi illustri provenienti da mondi diversi, talvolta in apparente contraddizione, per fornire al pubblico differenti (e ugualmente validi) punti di vista.

Per quanto riguarda la "visual art", il festival propone la personale di Giacomo Costa, a cura di Luca Beatrice (il cui conflitto di interessi dato dalla sovrapposizione dei ruoli di curatore della mostra e presidente del già citato Circolo dei Lettori sembra rappresentare l’unica criticità del festival). Il teatro è nuovamente affidato alla sapiente progettualità di Michele Di Mauro che propone “Alla fine di un nuovo giorno” scaturito dal partenariato operativo con Murcof e con la collaborazione di Luca Ragagnin. In programma anche lo spettacolo “456” di Mattia Torre.

Per il cinema il coinvolgimento delle sale del Cinema Massimo e della Fondazione del Museo nazionale del cinema è tanto ovvio quanto gradito ai torinesi che accorreranno alla “maratona di cinema catastrofista” nella notte del primo ottobre. Infine, il progetto che più pare rispecchiare la vocazione del festival, non fosse altro perché mette insieme linguaggi diversi dando vita a una meraviglia complessa e originale, è “Bach: Streetview. L’arte della fuga Bwv 1080” . Ideato dal violoncellista Mario Brunello, mescola musica classica, elettronica, "videostreetart" in un articolato disegno di mappatura e riscrittura della città, dei suoi spazi e delle sue zone grigie. Dal carcere Le Nuove un quartetto d’archi sarà il coordinatore del progetto videomusicale che si propagherà lungo insolite direttrici. Quella che è stata definita “la fuga urbana” sarà uno "streetview" con collegamenti video streaming con altri musicisti e artisti sparsi in altri luoghi della città. Per l’occasione Brunello ha chiamato Alexander Balanescu al violino; Danilo Rossi alla viola; Amerigo Bernardi al contrabbasso; Rolf Lislevand al liuto tiorbato; Teho Teardo all'elettronica; Enrico Zanetti ai video, che si avvarranno della partecipazione di Furio Di Castri, dell’accademia Corale Stefano Tempia e del progetto musicale PassEnger / Xluve.

Con i suoi numerosi appuntamenti, la rassegna si conferma quindi un progetto articolato e in crescita, che dimostra come si possa ampliare l’offerta di un festival culturale senza tuttavia rinunciare alla qualità della proposta o all’identità del progetto (caratteristiche che altri recenti eventi torinesi, come la rassegna musicale MiTo purtroppo non possono vantare). Torino Spiritualità, fedele al suo mandato, raramente fornisce risposte, ma al contrario invita ad abbandonarsi senza timori a quella confusione e a quello spaesamento che generano la curiosità e la sete di sapere, nell’umiltà dell’accettazione di non sapere affatto. E di questi tempi, scusate se è poco!

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