Alessandro Sciaraffa porta il mare a Torino

(Articolo pubblicato su Insideart.eu il 14 settembre 2011) 
Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare,
non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.
Jacques-Yves Cousteau

In tempi di bulimia culturale e globalizzazione dei saperi diventa sempre più arduo per gli artisti stupire il visitatore e permettergli di ritrovare nell’arte contemporanea quella meraviglia estatica che lascia a bocca aperta davanti a un’opera d’arte. Creare l’inedito non è cosa semplice, oggi più che mai.
Ci riesce perfettamente Alessandro Sciaraffa (1974, una laurea in architettura e una specializzazione alle Karlheinz Stockhausen Foundation For Music di Kurten – Germania –; mostre, riconoscimenti e premi prestigiosi; co-fondatore del gruppo di sperimentazione musicale Whyoff), il cui lavoro mescola tecnica e incanto, ingegnosità e bellezza. Bottiglie che cantano, gong che vibrano, giradischi che suonano, sculture che soffiano, suoni elettronici e campi magnetici sono stati gli ingredienti di alcuni recenti lavori.
L’ultima opera è un’installazione sonora che combina industriosità e magia: dieci grandi tamburi fluttuano leggiadri sulle teste dei fruitori, ondeggiano sospesi grazie a un meccanismo di cavi metallici e riproducono il rumore del mare, evocato da migliaia di piccole sfere d’acciaio che rotolano all’interno di ogni tamburo, vibrando sulla pelle tesa. Il movimento ipnotico sublima lo spirito e ridesta la fantasia del visitatore.
“Ti porto il mare” è il malinconico titolo dell’opera presentata il 26 luglio durante “Meteorite in giardino”, la rassegna estiva della Fondazione Merz che ormai da quattro anni propone interessanti dialoghi tra musica e arte contemporanea (a cura di Maria Centonze e Willy Merz). Un programma culturale di ottimo livello qualitativo, grandi musicisti e importanti artisti hanno reso la kermesse molto amata dal pubblico. 

Leggendo il comunicato stampa e incontrando l’artista prima dell’inaugurazione dell’opera non è facile immaginare l’ultimo lavoro di Alessandro Sciaraffa, realizzato per la Fondazione Merz con la collaborazione con la Galleria Persano. Il comunicato è molto preciso e i particolari minuziosi portano il pensiero a indugiare sulla struttura architettonica dell’opera, impedendo quasi di immaginarne la magia. Al contrario, la descrizione dell’artista è un fiume in piena di parole ed estasi creativa dalle quali risulta difficile estrapolare una descrizione concreta del lavoro.


Così, incuriositi e confusi, ci rechiamo al quarto appuntamento di “Meteorite in giardino 4”, la rassegna estiva curata da Maria Centonze e Willy Merz, che mescola arte contemporanea ed esecuzione musicale. Con questo programma la Fondazione Merz ci ha già abituato a fruire di proposte culturali di ottimo livello qualitativo, siamo quindi preparati a partecipare a una serata di sicuro interesse. Inoltre, chi conosce il lavoro e il curriculum dell’artista torinese (una laurea in architettura e una specializzazione alle Karlheinz Stockhausen Foundation For Music di Kurten – Germania –; mostre, riconoscimenti e premi prestigiosi; co-fondatore del gruppo di sperimentazione musicale Whyoff) nutre aspettative elevate sul nuovo lavoro.

La serata di presentazione dell’opera si trasforma così in un vero e proprio evento al quale partecipano artisti, studenti, galleristi; ma anche musicisti, appassionati di sperimentazione, giornalisti e curiosi. Non manca nessuno e, nonostante sia estate inoltrata, il cortile della Fondazione Merz brulica di personaggi più o meno noti, accorsi per vedere l’opera e ascoltare il pianoforte di Alfredo Castellani che per l’occasione propone una serie di brani ispirati all’acqua.

Eppure, quando finalmente riusciamo a vedere il lavoro di Sciaraffa, quasi non crediamo ai nostri occhi.
L’installazione è incantesimo, è l’arte che ritorna alla sua matrice originaria e assolve la sua funzione: decostruire l’esistente e creare un’emozione inedita. 
“Ti porto il mare” è il malinconico titolo della scultura sonora che contiene in sé numerose ambivalenzeun’opera ecclettica: è ancestrale e contemporanea, interessante dal punto di vista tecnico, armonico e meramente estetico; la si può osservare dall’alto, ci si può passeggiare attraverso, ci si può perdere nei giochi di luci ed ombre, la si può ascoltare… 
È il suono delle onde del mare, del ciclo vitale, del ventre materno. 
Sciaraffa rapisce e confonde, è un Peter Pan che ci porta quasi in sogno a esplorare mondi fantastici nei quali elementi eterei invadono gli spazi e divengono materia di sogno. 

La musica del pianoforte e il suono prodotto dall’opera si mescolano, il pubblico tace rapito e “si immerge”nelle grandi vasche della Fondazione Merz  che divengono un’arena contemporanea che è allo stesso tempo agorà del pensiero e scatola delle meraviglie.

photo credits: Andrea Guermani

Nessun commento:

Posta un commento