Torino: la Fondazione De Fornaris festeggia il venticinquennale alla GAM

La Fondazione Guido ed Ettore de Fornaris nasce a Torino nel 1982 per volere testamentario di Ettore de Fornaris, avvocato, mecenate e collezionista d’arte.Vanta una collezione di oltre mille pezzi fra pitture, sculture, fotografie, disegni e lavori su carta, che spaziano dalla fine del Settecento ad oggi. Inoltre, la Fondazione opera nel campo dell’arte con numerose iniziative: organizza cicli di incontri e mostre, sostiene la ricerca pubblicando studi, monografie e istituendo premi. Tutte le attività perseguono le finalità espresse nel testamento, prima fra tutte: “l’educazione artistica della collettività”. Seguendo la volontà del fondatore, attraverso le rendite, la Fondazione deve “arricchire la dotazione della Galleria d’arte moderna di Torino di nuove opere di alto pregio”. Il progetto di de Fornaris ebbe quindi un sorprendente significato civico e sociale, inatteso nell’Italia degli anni Ottanta. A tal scopo, le linee programmatiche delle acquisizioni, tengono conto, oltre che della qualità dell’opera, delle esigenze collezionistiche della GAM. Oggi la Fondazione de Fornaris è presieduta da Piergiorgio Re e si avvale di un Consiglio di Amministrazione e di una Commissione Artistica deputata a stabilire le scelte in materia di acquisizioni.
È questo il contesto che ha reso possibile oggi l’organizzazione di un importante evento culturale che dona considerevole risalto al capoluogo piemontese. Fino al 27 gennaio ha luogo, negli spazi della GAM, un’esposizione che celebra i lavori della Fondazione e il mecenatismo di Ettore de Fornaris. Per rendere omaggio all’uomo prima che alla sua figura, si è scelto di esporre opere eseguite entro il 1978, anno della sua morte, immaginando una mostra che il mecenate avrebbe potuto vedere. Curata da Riccardo Passoni, vicedirettore del museo e membro della Commissione Artistica della Fondazione, la mostra presenta cinquanta opere. Appaiono evidenti la cura e la grazia che contraddistinguono l’allestimento, che segue un ordine cronologico arricchito da singolari accostamenti. In un contesto dettagliato come questo, non si può però non notare un neo museografico: la didascalia all’entrata, forse a causa delle luci che si riflettono sulla parete bianca, risulta difficilmente leggibile. Fortunatamente possiamo dimenticarcene subito, poiché ad accoglierci, quasi come fosse lo stesso mecenate, c’è L’amore nella vita di Giuseppe Pellizza da Volpedo, un quadro di rara delicatezza e armonia nelle forme e nei colori. Realizzato praticamente a cavallo tra i due secoli, divide la sala destinata all’Ottocento da quella che ospita i lavori del Novecento moderno. Della prima ci piace segnalare i piccoli capolavori su seta di Giovanni Migliora, esposti in una teca, e il prezioso Angelo Annunciatore di Hayez. Proseguendo lungo il percorso espositivo, ci si può perdere nelle acque che paiono fremere ne La prima messa a Burano di Angelo Morbelli, in un dipinto che magnifica la luce. Boccioni, Balla, Casorati, De Chirico, De Pisis, Morandi sono alcuni dei nomi che ci accompagnano alle sale dedicate all’arte contemporanea. Pittura, scultura e arte povera vengono accostate in un soddisfacente connubio artistico. Si segnalano Spazzapan, Melotti, Vedova, Paolini, Merz e Pistoletto, nonché l’incantevole Movimento e immobilità di Birman di Carol Rama, unica donna presente, che appende e spiattella sulla tela gomme di bicicletta.
A voler proprio trovare da ridere sulla mostra, ci si rammarica di non poter fruire delle numerose altre opere presenti nella collezione. Ci auguriamo di poter assistere a ulteriori mostre a tema. Nel frattempo, chi vuole potrà consolarsi sfogliando le pagine del volume pubblicato proprio in questi giorni “Fondazione de Fornaris. Venticinque anni d’arte 1982-2007”.

Nessun commento:

Posta un commento