Non-solo show, Non-group show, Galleria Franco Soffiantino, Torino

La galleria Franco Soffiantino, a Torino, ha scelto di dedicare i propri spazi a un originale collettivo di artisti. “Non-solo show, Non-group show” è infatti il risultato della performance/installazione scaturita dalla prima collaborazione tra Ei Arakawa (1977, Giappone) Henning Bohl (1975, Germania) e Nora Schultz (1975, Germania). Per due mesi, dal 7 febbraio all’8 aprile, è possibile curiosare per scoprire che cosa questo trio ha ideato. Risulta sempre interessante valutare le collaborazioni artistiche: ciò che ne deriva scaturisce dalla somma di tre diversi stili. Tre personalità creative si incontrano, dialogano, cercano i punti in comune e analizzino le distanze. Tre poetiche diverse generano un’unica visione artistica.
La singolarità dell’attuale esposizione alla Franco Soffiantino è che l’allestimento è stato curato in modo non convenzionale: è infatti il risultato dell’happening del cinque febbraio. Non quindi uno studio precedente, ma un’azione performativa che ha invaso gli spazi e li ha trasformati. Di fronte ad un pubblico incuriosito i tre artisti hanno dato vita ad una performance artistico-musicale nella quale creazione e suoni si sono miscelati. Dalla partecipazione attiva di un singolo momento è derivata la mostra, frutto quindi di un lungo istante che si colloca a metà strada tra teatro e arte. Coloro che non hanno partecipato all’evento possono comunque apprezzarne gli attimi salienti documentati in un video presente ora in galleria, nella sala al piano inferiore. Grazie a questo video, il momento effimero della creazione prende corpo e resta visibile permettendoci di approfondirne lo studio e di cogliere dettagli, sguardi, gesti che una sola, seppur emozionante, partecipazione non permette di notare.
Nella performance i protagonisti sono molteplici: innanzi tutto il collettivo di artisti nel quale tre individui divengono uno, in un momento di comunione e condivisione insolito. Il pubblico e l’arte sono gli altri soggetti partecipanti. Interessante è osservare le espressioni sul volto degli astanti: non c’è divertimento, piuttosto concentrazione, quasi che il pubblico cerchi di comprendere, tenti di trovare delle risposte, provi a ricondurre ciò che vede nelle proprie caselle sensoriali, il che non risulta semplice poiché gli artisti paiono rapiti dalla creazione che risulta, come il loro atteggiamento, poco comunicativa e scarsamente coinvolgente. Il dinamismo che ha caratterizzato questo momento è in netta contrapposizione con la staticità del risultato finale: oggetti dalle grandi dimensioni, immobili, silenziosi restano in esposizione al piano terra della galleria. Cesti in metallo, nastro adesivo da imballo, un grigio freddo e un verde acido preponderano, suscitando smarrimento. Gli oggetti, dalle eccezionali grandezze paiono posti a caso all’interno della galleria, asettici, difficile coglierne il significato: monumentali per dimensioni, quotidiani per tipologia. Il visitatore, come Alice nel paese delle Meraviglie, si aggira in un mondo nel quale le regole geometriche non vengono rispettate e le proporzioni a cui si è abituati vengono stravolte.

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