Tra il sublime e l'idiota. Tolentino, umorismo e arte si incontrano in una mostra

Robert Gligorov, The seven year itch!, 2011

(Articolo pubblicato su Insideart.eu il 24 agosto 2011)
Al centro delle Marche c’è Tolentino, un piccolo paese in provincia di Macerata, che ha avuto un sindaco che era anche un medico ma anche un caricaturista appassionato di vignette e satira, nonché un collezionista d’arte. Ebbene Luigi Mari, sindaco-medico-caricaturista-nonché collezionista, ha fondato cinquant’anni fa una rassegna tematica dedicata alla promozione e alla divulgazione della caricatura e dell’arte umoristica.Nata dalla passione del primo cittadino, quella che oggi si chiama Biennale internazionale dell’umorismo nell’arte è diventata un appuntamento per gli appassionati del genere che richiama la partecipazione di vignettisti, illustratori e "graphic artist" da tutto il mondo. 


Oggi la Biennale dell’umorismo celebra i suoi primi cinquant’anni e per farlo si regala (e regala ai visitatori) una mostra tematica curata dal torinese poliedrico Luca Beatrice. Un grande evento per una cittadina di poco più di ventimila abitanti. In occasione dell’inaugurazione, il critico ha dichiarato di aver da poco festeggiato il proprio cinquantesimo compleanno, quasi in concomitanza che il cinquantenario della Biennale di Tolentino e ha aggiunto: «Ce li portiamo alla grande!». Lasciare agli altri la facoltà di giudicare non è compito di un critico e, in questo caso più che mai, l’autoironia sarebbe d’obbligo. Eppure la sfrontatezza e il sorriso di Beatrice non possono farci che ridere: obiettivo raggiunto quindi con simpatia e con quel pizzico di arroganza che gli uomini della sua generazione considerano “fascino”.

Una piccola e divertente mostra per l’ex curatore del padiglione Italia alla 53esima Biennale di Venezia. Certo per chi intraprende la carriera di critico, dopo Venezia la strada non può che essere in discesa ma Beatrice non demorde né si crogiola nella soddisfazione d'aver raggiunto l’apice. Piuttosto, sapientemente sfrutta la notorietà del momento e lavora alacremente. Si pensi che nel solo 2011 ha già macinato una decina di mostre, tanto che persino per noi diventa faticoso seguire questa bulimia di progetti culturali. Resta il dubbio sulla qualità del lavoro, in un settore nel quale qualità e quantità non sempre vanno di pari passo. Ma a Beatrice i numeri piacciono: i compleanno, il numero di mostre e il numero di visitatori, utilizzato ancora da alcuni “markettari” della cultura quale parametro per valutare un evento.

Torniamo a Tolentino però. Per riconoscere al curatore tanta operosità, la città gli ha addirittura conferito il premio Accademia dell’umorismo Luigi Mari (che vuole essere un premio internazionale, si badi bene) con la motivazione: “…è uno dei critici che più si è occupato di arte contemporanea superando il limite del puro accademismo. L’analisi puntuale che ne scaturisce rafforza l’attenzione verso i cambiamenti e le novità nell’arte contemporanea”. Sarà anche il premio una menzione umoristica? Un metapremio del tutto in linea con il tema della Biennale e della mostra di Beatrice, un pretesto per prendersi gioco di noi, mentre beati ridiamo di fronte alle opere?


(Bertozzi&Casoni, Chicco House, 2005)



Qualunque sia la risposta, è importante rilevare come Tolentino abbia saputo creare una vera e propria nicchia culturale: tra la Biennale, la mostra, il premio e il nome di Mari che ritorna con costanza, la cittadina continua a festeggiare sé stessa e la propria storia. Quest’anno però la presenza di uno dei critici più conosciuti e chiacchierati in Italia, può diventare volano per rilanciare il territorio e un evento finora conosciuto solo tra gli addetti ai lavori. Un ottimo investimento in termini di visibilità, che ha permesso ai ventotto artisti selezionati di approdare nelle Marche e raccontare, chi con ironia, chi con sarcasmo, chi con volgarità più o meno esplicite, l’umorismo del nostro tempo.


Tra il serio e il faceto, quindi, anzi come recita il titolo della mostra Tra il sublime e l’idiota, un’inaugurazione affollata, come sempre lo sono gli eventi curati da Beatrice, ma serena e senza le polemiche che in questi anni hanno accompagnato il lavoro del curatore, dovute per lo più all’ostentazione di posizioni ideologiche, alle dichiarazioni volutamente provocatorie e alle nomine politiche.
La retrospettiva si prefigge di presentare “l'umorismo nell'arte contemporanea italiana” indagando un tema poco consueto, divertente e ludico, per farci tornare un po’ bambini, per darci la possibilità di divertirci, per liberarci come solo le risate possono fare. Il tutto con molta serietà e spirito di osservazione: sottotesto della mostra l’attualità, la contemporaneità, l’analisi puntuale che gli artisti sono chiamati a svolgere.


Trovano spazio quindi, all’interno del primo piano del settecentesco Parisani Bezzi, supereroi flaccidi e politici alla berlina (come nella migliore tradizione della satira), preti, papi e denaro. Animali come allegorie e donzelle in desabillé, un racconto puntuale della nostra stagione che non sempre riesce e farci ridere. Perché si sa, l’arte è lo specchio del proprio tempo e sapersi guardare allo specchio e ridere di se stessi è qualcosa che narciso non sapeva fare.

Nessun commento:

Posta un commento