Processi estetiti e fenomeni organici, aspettando il PAV

Fino al 16 dicembre sarà aperta al pubblico Living Material, mostra curata da Ivana Mulatero che si sviluppa attorno a cinque installazioni bio-art. Gli artisti chiamati a progettare un’anteprima di quello che sarà l’Art Program del PAV – Parco d’Arte Vivente, sono stati invitati a dar vita a creazioni ad hoc per la sede di via Giordano Bruno 181. Michel Blazy, Ennio Bertrand, Francesco Mariotti, Jun Takita e la coppia Andrea Caretto – Raffaella Spagna sono accomunati dalla ricerca dell’arte del vivente. Le opere presenti, destinate a durare quanto l’esposizione, sono quindi effimere e si relazionato con il visitatore, con il quale condividono il concetto di tempo. La riflessione si sposta dal rapporto uomo-ecologia alla biocompatibilità, dalla processualità temporale alla consapevolezza dell’esistenza di diversi microrganismi. Diversi workshop ed eventi collaterali fanno da cornice all’esposizione, come la presentazione del volume “Dalla Land Art alla Bioarte” che ha avuto luogo ad Artissima, durante la tavola rotonda “Luoghi e processi creativi dell’arte del vivente”.
Ad Artissima ha anche trovato spazio il lavoro di Blazy, Le tombeay du poulet aux quatre cuisses, rientrato ora alla sede di via Giordano Bruno. Attraverso quest’installazione, Blazy ci parla della vita e della morte, ci mette di fronte a un’opera concettuale nella quale alcuni elementi si degradano e altri si generano in un ciclo poetico-biologico.
Ennio Bertrand ci riporta invece indietro nel tempo, a quando a scuola facevamo piccoli esperimenti con i limoni e i fili di rame; il pensiero corre, oggi, alle fonti di energia rinnovabili.
Caretto e Spagna, celebrando quella che fu la sede del mercato ortofrutticolo torinese, presentano un assemblaggio botanico composto di ortaggi rivitalizzati. Prosegue quindi la ricerca ecologista di questo duo, già presente con un lavoro simile alla prima triennale di Torino. Ad essere indagato è il rapporto con il cibo e con le risorse alimentari.

Infine il giapponese Jun Takita conduce esperimenti sulla fotosintesi e sulla bio-lumiscenza, utilizzando alghe e muschi transgenici si sofferma a pensare all’origine dell’uomo e alla sua natura.
Negli spazi adiacenti la mostra, completa il percorso espositivo la presentazione di Glow-Up!, progetto quadriennale messo a punto da Francesco Mariotti. Con il coinvolgimento di gruppi di studenti torinesi, si è lavorato alla mappatura delle zone verdi nelle quali sono ancora presenti le lucciole. L’idea è quella di ricreare uno spazio adatto ad accogliere e a far prosperare questi insetti, che, indicatori della qualità ecologica di una zona, riportano a un’idea di ottimismo e di boschi fatati.
Il progetto del PAV, di cui questa mostra è preview, risponde all’esigenza di creare nuovi siti e strutture che possano accogliere innovative sperimentazioni artistiche, al passo con i tempi e con i temi contemporanei. Tra i membri del comitato di direzione artistica Nicolas Bourriaud, già direttore del Palais de Tokyo, fondatore della rivista Documents sur l’art e teorico dell’Esthetique relationelle. Bourriaud ritiene che la creatività scaturisca laddove vi siano interattività, convivialità e relazioni. Il PAV quindi si prefigge di ottenere una singolare partecipazione del pubblico, naturalmente coinvolto e interessato. La bio-art infatti risulta comprensibile, annulla parte delle distanze poiché creata con materiali “famigliari” con i quali si avverte una certa confidenza. Il parco, biocompatibile e funzionale al paesaggio, conterrà dei laboratori polivalenti per la ricerca tecnico-scientifica e l’arte. Gli artisti innescheranno processi viventi che verranno monitorati e rigenerati dallo staff. Piante, animali e persone, e le relazioni che si verranno a creare tra questi diversi soggetti, genereranno trasformazioni inaspettate e non predeterminate. Si tratterà quindi di un luogo artistico in costante sviluppo, non solo un contenitore d’arte, bensì un laboratorio artistico sostenibile e durevole.

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