Intervista a Antonio Lampis per Manifesta 7

(articolo pubblicato su Artkey n°3 - febbraio/marzo 2008)

Antonio Lampis è stato assessore della Cultura della Provincia Autonoma di Bolzano, Ripartizione Cultura Italiana. Vice presidente della Fondazione Teatri Civici e Auditorium di Bolzano, è lavorato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Autore di diversi saggi e docente, si occupa di marketing culturale e management del territorio.

Susanna Sara Mandice: Antonio Lampis, efficace e graffiante comunicatore. Quali di queste sue caratteristiche ritroveremo nella comunicazione e nell’organizzazione di Manifesta?

Antonio Lampis: In Manifesta svolgo un ruolo amministrativo: sono membro del comitato Manifesta 7 che ha personalità giuridica ed è formato da sei persone provenienti dalle istituzioni trentine e altoatesine e dall’organizzazione di Manifesta. I miei compiti sono quindi di tipo amministrativo e non gestionale. Però sono in contatto con l’ufficio stampa dell’evento e spero di poter suggerire lo sviluppo di efficaci strategie di marketing che a Bolzano sono già in atto da dieci anni.

S.S.M. Manifesta in Trentino-Alto Adige: per la prima volta viene coinvolta una regione al posto di una città. Il Trentino-Alto Adige è una zona sicuramente caratterizzata dalla compresenza di forti identità locali e culturali. Potranno tali identità diventare il punto di forza dell’evento o al contrario c’è il rischio di campanilismi e/o frammentazioni?
A.L.
La Regione nella quale vivo si è dimostrata unita su tanti importanti versanti della sua storia, dall’autonomia alla cura del territorio, e oggi è pronta ad appassionarsi per l’arte contemporanea con la quale ha già una certa famigliarità. A Rovereto infatti c’è il Mart e a Bolzano abbiamo Museion, da sempre laboratorio d’avanguardia molto agile. Inoltre il territorio possiede un notevole patrimonio storico-industriale.
Manifesta quindi non viene per caso e ritrova in questa Regione la sua originalità. Gli organizzatori hanno scelto di presentare Manifesta indicando di voler stare all’interno di un frame territoriale preciso secondo il motto dell’Unione Europea United in diversity. In Trentino-Alto Adige è presente una forte identità, percepita sia dall’interno che dall’esterno della Regione. L’evento si svolgerà in un territorio ampio: 150 km attraverso luoghi storici e industriali.

S.S.M. Come è avvenuta la scelta dei luoghi? In base a quali parametri si è svolta la selezione? E soprattutto, cosa accadrà ai luoghi deputati, una volta concluso l’evento?
A.L.
Personalmente posso parlare per ciò che concerne Bolzano. La grande fortificazione asburgica di Fortezza è appena passata dalla giurisdizione dello Stato a quella della Provincia che ha pertanto già investito notevoli capitali. Il forte costruito a metà del XIX secolo, non è mai stato aperto al pubblico e diventerà una nuova sede per eventi culturali futuri. L’anno prossimo è prevista una grande mostra sulla Libertà, una manifestazione euroregionale, come è nella nostra tradizione di euroregione.
L’altra sede scelta a Bolzano, lo stabilimento Alumix, diverrà poi sede del TIS innovation park: il polo tecnologico per l’innovazione che è anche un incubatore aziendale di creatività. Questa istituzione favorirà lo sviluppo di un distretto regionale basato sulla ricerca e l’innovazione, potendo il Trentino-Alto Adige vantare già la presenza del polo universitario di Povo. Non solo avanguardie artistiche quindi, ma anche ricerca e sviluppo.

S.S.M. In cosa si differenzia questa settima edizione dalle precedenti?
A.L.
Innanzi tutto sarà una biennale diffusa e ciò permetterà ai visitatori di conoscere meglio la nostra regione. Manifesta è da sempre una biennale itinerante e quest’anno accentua questa sua caratteristica.
Inoltre ci sono ben tre team di curatori uno per ogni sede di Manifesta e tutti insieme per la sede di Fortezza. Questi curatori sono stati scelti direttamente dal consiglio dell’International Manifesta. (Adam Budak -Cracovia/Graz-, Anselm Franke -Berlino/Anversa- / Hila Peleg -Tel Aviv/Berlino- e i membri del Raqs Media Collective -Nuova Delhi- ndr)

S.S.M. Uno dei temi di questa edizione di manifesta è, non a caso, quello del confine. Quanto e come viene percepito un tema simile in Trentino-Alto Adige?
A.L. I confini oggi non sono più linee geografiche. Si tratta invece di un tema che indaga molti aspetti della vita delle persone: vi sono confini sociali, culturali, religiosi, educativi… Sicuramente il tema resta attuale, soprattutto in ambito culturale.

S.S.M. Un altro dei temi di Manifesta sarà “l’arte come mediatore”. Le istituzioni possono farsi mediatrici, ossia posizionarsi tra la popolazione e l’arte, e in che modo?
A.L. Le istituzioni spesso hanno dei compiti stringati e semplici. Però la promozione dell’arte e della cultura è un dovere civico, oltre che giuridico. È un aspetto fondamentale che determina la crescita di una cittadinanza, perciò è un compito a cui non ci si deve assolutamente sottrarre. L’arte è di per sé un fatto pubblico. Ecco perché quando si promuovono le iniziative culturali non ci si deve riferire ad un’èlite, non ci si rivolge al popolo dei vernissage, ma bisogna raggiungere la più ampia fetta di pubblico. Per raggiungere tale scopo, non è necessario banalizzare l’arte e la cultura, non serve a niente, ma bisogna mettere in campo interventi già sperimentati per offrire a un pubblico sempre maggiore gli strumenti per partecipare con consapevolezza e piacere.

S.S.M. Quindi quali sono le relazioni tra l’arte e la politica in Trentino-Alto Adige innescate per la promozione di Manifesta?
A.L.
Bolzano e Trento già da gennaio hanno fatto partire un progetto capillare sul territorio chiamato “Aspettando M”. M sta per Manifesta, ma anche per Museion che ha appena inaugurato la nuova sede che aprirà a maggio. Il nostro è un lavoro che punta alla sensibilizzazione della collettività attraverso l’offerta di strumenti di comprensione e condivisione, quindi non solo di marketing. A luglio, quando Manifesta inizierà, la gente sarà già stata coinvolta e pronta a ricevere e fruire dell’evento.

S.S.M. Mi permetto un’osservazione a questo riguardo: quindi si può dire che vi stiate rivolgendo a due target di pubblico, ossia ai numerosi visitatori che Manifesta sicuramente attrarrà e alla comunità locale sulla quale l’evento ricade?
A.L. Certamente. Manifesta è un evento che non ha bisogno di presentazioni e che di sicuro attrarrà molte persone, ma l’investimento è locale, quindi riteniamo corretto fare tutti gli sforzi possibili per il coinvolgimento della popolazione che si ritrova l’evento in casa e deve poterlo vivere appieno. Purtroppo questo tipo di approccio è ancora molto raro. La nostra politica non è abituata all’arte contemporanea. Fortunatamente in Trentino-Alto Adige abbiamo incominciato da tempo ad occuparcene. Un peso fortissimo è dato dal Mart in Trentino e da Museion in Alto Adige e ora arriva anche Manifesta. L’arte contemporanea è un tema recente in una terra che ha riflettuto per cinquanta anni sulla propria storia.

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