Nasce il Consorzio per la Valorizzazione culturale La Venaria Reale

(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°5 - gugnio/luglio 2008)

Tutto è cominciato nel 1996 con la visita notturna dell’allora Ministro per i Beni Culturali Walter Veltroni alla Reggia di Venaria, residenza sabauda alle porte di Torino.
Da allora una serie di investimenti e di impegni hanno portato (non senza le consuete lungaggini che caratterizzano i progetti di questo tipo) al recupero del Palazzo e dei suoi preziosi giardini. Testimonianza del barocco torinese, la Reggia è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Riaperta di recente ai numerosi visitatori che, entusiasti, si sono recati in visita, è sede di spettacoli teatrali, concerti ed eventi espositivi tra i quali la fa da padrone l’allestimento scenografico, costituito da inserti multimediali, realizzato da Peter Greenaway.
A convalida dell’impegno della Pubblica Amministrazione, lo scorso 11 aprile, presso la sede del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è stato sottoscritto un accordo che istituisce il “Consorzio per la valorizzazione culturale La Venaria Reale”.
Firmatari: Giuseppe Proietti -Segretario Generale, per il MiBAC- ; Gianni Oliva -Assessore regionale alla Cultura; Nicola Pollari - Sindaco di Venaria Reale; Carlo Calmieri - vice Presidente della Compagnia di San Paolo e Presidente della Fondazione per l'Arte della Compagnia di San Paolo.
L’ente avrà la funzione di gestire la struttura e a tal scopo è stato stanziato un budget annuale di 14 milioni di euro, provenienti dal settore pubblico e privato. Precisamente: il Consorzio disporrà di 4 milioni di euro annuali concessi dalla Regione Piemonte, 2 milioni proverranno dal Ministero, altrettanti dalla Compagnia di San Paolo, partner del progetto, un altro milione dalla Fondazione dell’arte della stessa Compagnia e infine si prevede un introito di oltre 5 milioni di euro provenienti da biglietterie, merchandising e affitto delle sale. Con questo accordo, la Fondazione ex bancaria diventa uno dei soggetti del parternariato pubblico-privato che amministrerà la Reggia, a conferma di quanto, nel settore culturale, siano indispensabili l’apporto dei privati e le sinergie tra i diversi attori. In questo caso i soggetti pubblici dovrebbero erogare le spese fisse, mentre alla Compagnia spetterà il compito di finanziare gli eventi temporanei. I 5 milioni di euro di introito che ci si aspetta la Reggia possa generare, sono stati stimati a seguito di valutazioni sugli andamenti del settore, secondo gli ottimisti sono persino destinati ad aumentare. Rimangono però, come sempre in questi casi, forti dubbi, considerato il periodo di visibilità temporanea di cui la città di Torino ha goduto, l’attuale momento di recessione economica e soprattutto accreditato che solitamente chi riferisce queste stime ha interessi ben precisi da salvaguardare.Giuridicamente la forma del consorzio si è resa necessaria per conferire al progetto certezza e autonomia ed è stata preferita all’alternativa della fondazione perché ritenuta più agile. In realtà, un ente così costituito dà ampio margine alle gestioni in outsurcing di alcuni servizi che possono essere agevolmente appaltati, secondo una consuetudine via via più comune che rileva come l’amministrazione centrale voglia evitare di assumersi direttamente determinate responsabilità.Il consorzio si avvarrà di un CdA composto da un membro per ciascun soggetto finanziatore e due per lo Stato, il presidente sarà il delegato del Ministero e la nomina del direttore spetterà alla Regione, che per questo primo periodo ha confermato Alberto Vanelli, già di fatto in carica, avendo seguito tutte le fasi del programma fino ad ora. Ovviamente ogni soggetto finanziatore pretende di avere un suo delegato a garanzia di impegno e trasparenza con il risultato che, come dichiarato alla stampa dall’Assessore Regionale Gianni Oliva, il consorzio sarà “una struttura leggera, con assunzione di teste pensanti più che di operativi” Ci fa quasi sorridere l’idea, al pensiero di tanti servizi appaltati con conseguente precarietà che il settore dei Beni Culturali ultimamente produce. Ci auguriamo che tante teste pensanti sappiano davvero ben pensare…

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