R. Rauschenberg. La pittura è in rapporto sia con l'arte che con la vita.

"La pittura è in rapporto sia con l'arte che con la vita. [...] Io tento di operare nello spazio che c'è tra le due" R. Rauschenberg

Si è spento lo scorso 12 maggio Milton Ernst Rauschenberg, conosciuto come Robert Rauschenberg, sicuramente uno dei maggiori protagonisti della storia dell'arte del Novecento. Ottantaduenne, colpito da ictus qualche anno fa, aveva recentemente ripreso il suo lavoro. Nato in Texas, esempio del melting-pop di cui la sua arte è pregna, vantava origini tedesche, olandesi, svedesi nonché cherokee. Cominciò a dipingere per diletto solo nel 1944, dopo una breve carriera nell'esercito americano, nel quale ricoprì incarichi amministrativi, essendosi rifiutato di imbracciare le armi. I sussidi dell'esercito gli consentirono però di frequentare gli studi artistici negli States e a Parigi, alla fine degli anni Quaranta. Dal metodo pittorico ortodosso si discostò ben presto, senza però mai abbandonarlo ma anzi completandolo con elementi materici e oggetti svariati: battezzò le opere così prodotte con il nome di combing-paintings o semplicemente combines. Considerato tra i fondatori della Pop-art, insieme all'amico Jasper Jones, la superò; di lui si dice che fu neodada ed espressionista astratto, ma riteniamo che non sia corretto incasellare la figura di Rauschenberg in un filone determinato, poiché mai aderì a correnti precostituite e seppe destreggiarsi spaziando da un indirizzo artistico all'altro. Oltre alla pittura; la fotografia, il collage, il transfer e la serigrafia furono le sue passioni. Artista prolifico, utilizzò mezzi espressivi, materiali e tecniche eterogenei. La tensione verso la sperimentazione e l'innovazione creativa, lo hanno reso uno dei ricercatori e iniziatori degli inediti linguaggi artistici che hanno caratterizzato l'arte contemporanea. Nel 1964 la Biennale di Venezia gli assegnò il premio per la pittura, riconoscimento che gli valse la consacrazione nell'olimpo artistico dell'arte contemporanea. Nel 1976 fu scelto per rappresentare le conquiste artistiche degli Stati Uniti d'America nelle celebrazioni del bicentenario dell'indipendenza nazionale. Con il suo paese ebbe sempre un legame molto intenso: fu addirittura il primo artista vivente a cui il periodico "Time" dedicò una copertina. Le sue opere si ispiravano al tessuto stesso della vita americana, riflettevano i sogni, le aspirazioni e i limiti del modello U.S.A. I critici ritennero che fu anche grazie a lui che l'arte americana si riscattò e smise di essere gregaria rispetto all'arte europea. Ciononostante, Rauschenberg non si ritenne un rappresentante dell'American Exceptionalism, ma si autodefinì ambasciatore e rappresentante della condizione umana. Le tematiche sociali furono preponderanti nella sua poetica artistica: filantropo e grande mediatore si fece promotore del ROCI - Rauschenberg Overseas Culture Interchange, un programma per incentivare lo scambio culturale tra nazioni. Nel 1990 fondò la Robert Rauschenberg Foundation, un'organizzazione no-profit sui temi a lui cari: ricerca medica, educazione, ambiente, fame nel mondo e, ovviamente, relazioni tra diverse forme d'arte. Passioni e amicizie lo avvicinarono anche al mondo della letteratura, che considerò imprescindibile espressione dell'essere umano. Viaggiò a lungo, soprattutto dopo gli anni Settanta, alla ricerca di idee e materiali nuovi per le sue creazioni, ma anche per una crescita personale e sociale che sempre lo contraddistinse. Ottimista, conosciuto per il suo spiccato senso dell'umorismo, fu un vivace conoscitore del secolo scorso e ispiratore di correnti artistiche che a lui devono numerose intuizioni.

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