Frac - Fondo Regionale Arte Contemporanea, Regione Piemonte

(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°5 - giugno/luglio 2009)

Il Piemonte acquista undici opere di arte contemporanea e istituisce il primo fondo regionale italiano La Regione Piemonte si avventura in un progetto che, primo in Italia, conferma le scelte pubbliche degli ultimi anni. Recentemente, infatti, il territorio torinese prima e quello piemontese poi hanno saputo trasformarsi reinterpretando se stessi. Nell’ambito dei un ampio progetto di rinnovamento politico, economico e sociale, notevoli sono stati gli impulsi pubblici agli investimenti culturali. Particolare attenzione è stata rivolta all’arte contemporanea: oggi c’è addirittura un intero mese, quello di novembre, esplicitamente dedicato. Numerosi sono le istituzioni che hanno collaborato e si sono adoperate per dar vita a un vero e proprio sistema, tanto che oggi Torino viene identificata come la capitale della cultura contemporanea per eccellenza, superando di gran lunga altri centri che storicamente si contendevano il primato. Complici una serie di politiche azzeccate: l’Amministrazione Pubblica si è affiancata alla gestione dei privati e ha permesso l’innescarsi di fruttuose collaborazioni. La città che avrebbe dovuto subire la crisi della storica casa automobilistica ha saputo rigenerarsi, investire sul terziario e mutar forma, investendo sul turismo culturale.
La Regione, a riprova del proprio impegno, ha recentemente istituito il FRAC: il Fondo Regionale di Arte Contemporanea, seguendo l’esempio dei cugini d’oltralpe e proponendo per la prima volta in Italia un modello di successo e innovazione. In Francia, infatti, dal 1982 esistono diversi Frac, nonché il Fnac che raccoglie la collezione dello Stato. Lo scopo è quello di acquisire opere di giovani artisti emergenti, italiani o stranieri. Il Piemonte ogni anno stanzierà 150mila euro per l’acquisto di nuove opere, selezionate da un apposito comitato curatoriale durante la manifestazione Artissima, la celebre fiera torinese che si caratterizza proprio per la promozione della giovane arte. Per il primo biennio del Frac, i curatori incaricati sono stati Francesco Bonami, Cristine Macel e Agustin Pérez Rubio. A inaugurare la collezione le opere di Keren Cytter, Sam Durant, Jimmie Durham, Cyprien Gaillard, Vidya Gastaldon, Ian Kiaer, Josephine Meckseper, Tom Molloy, Evariste Richer, Ignacio Uriarte.
Le finalità del progetto Frac sono, oltre che culturali, didattiche: il fondo avrà modo di sviluppare un’intensa e regolare attività pedagogica. A tal scopo la collezione sarà itinerante, essendo la circolazione delle opere uno degli obiettivi della politica di sviluppo messa in atto dalla Regione. Gli organizzatori del progetto, con nobile intento, desiderano ridurre le disparità geografiche tra le differenti aree regionali e avvicinare un pubblico vasto. Tale approccio però non è di immediato sviluppo: si rischia di investire molto senza tuttavia avere le minime garanzie di successo. Ben vengano gli azzardi arditi, ma talvolta alcune imprese paiono battaglie contro i mulini a vento. È facile che gli amanti dell’arte contemporanea che vivono nei piccoli centri si spostino per seguire la propria passione, purtroppo non si può dire lo stesso per gli abitanti di città importanti, poco disposti a viaggiare se non per grandi eventi di richiamo. D’altro canto è preferibile che la Regione organizzi eventi anche minori, di maggior rischio ma dai contenuti elevati che normalmente le mostre blockbuster non possono vantare. Il Frac ha inaugurato la sua prima tappa all’Arca di Vercelli, nella trecentesca chiesa di San Marco recuperata e aperta al pubblico lo scorso novembre. Gli organizzatori si aspettano un riscontro positivo, poggiando le proprie speranze sul brillante risultato ottenuto con la mostra “Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale” che ha attratto oltre 500mila visitatori. Chi, sulla base di un successo tanto specifico, si aspetta esiti importanti, pecca però di ingenuità: la collezione esposta a novembre non solo constava di capolavori considerevoli da un punto di vista storico-artistico, ma si avvantaggiava di quel surplus derivato dall’unicum che la storia stessa della collezione denota. Probabilmente quando il Frac consterà di un numero maggiore di opere sarà più facile attirare i visitatori; inoltre se l’investimento in arte funziona, presto le opere acquistate si storicizzeranno e aumenteranno il proprio valore.
Intanto apprezziamo e lodiamo la capacità di lungimiranza che spesso manca agli enti pubblici, nonché la volontà di dar vita a un progetto artistico diffuso sul territorio. Dopo Arca, la collezione sarà esposta a Boves, cittadina del cuneese nota per il ruolo avuto durante la Resistenza. Qui verrà istituita la sede permanente del Frac. Infine, sempre nel 2008, il Frac troverà dimora temporanea a Biella, presso la Fondazione Pistoletto. Tutte le mostre saranno affiancate da un’intensa attività didattica atta a facilitare la comprensione e ampliare la conoscenza dell’arte contemporanea.

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