Sfida al Guggenheim di Bilbao: è in arrivo l’effetto Niemeyer

(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°4 - aprile/maggio 2008)

L’industria della cultura non ha confini, le cattedrali nel deserto spuntano come funghi tra gli applausi generali e il beneplacito degli amministratori locali che ambiscono ad accogliere orde di turisti conformati nel voler essere anticonformisti. Il motto è: Produrre Cultura! Come se questa fosse un bene tangibile e riproducibile in modo seriale. Alcuni sono troppo miopi (forse volutamente) per comprendere che il valore dell’arte non si può misurare con i numeri. Laddove l’economia vacilla si cercano nuove soluzioni per innescare ricchezza e il trend del momento pare essere il turismo culturale.
Il settore del turismo ha recentemente visto svilupparsi nuove filosofie più attente alla sostenibilità e contrarie al turismo di massa che svuota di senso il viaggio, inteso come ricerca e scoperta dell’alterità. Purtroppo per noi il turismo culturale è ancora agli esordi e, temiamo, lungi dal proporre nuovi e più educativi modelli di fruizione. Coloro che investono senza pudore in questo campo seguono la tendenza di costruire grandi contenitori luccicanti, spesso privi di reali contenuti, alla ricerca di prestigio e di ritorno economico. Sulla scia di quello che è stato definito “effetto Guggenheim” la cultura sembra essere diventata l’eldorado del nuovo millennio. Ma gli economisti lo ripetono da tempo: ciò che funziona su un dato territorio solitamente non è esportabile, anzi politiche economiche miracolose in un dato sistema possono rivelarsi catastrofiche in un altro. Chi si ispira al modello basco dovrebbe studiarne a fondo le caratteristiche e non solo i dati numerici e dovrebbe estendere la propria ricerca ad esempi simili che hanno però condotto a risultati del tutto diversi.
Il trend economico-culturale sta varcando i confini, non solo più Stati Uniti ed Europa, nuovi soggetti si affacciano sulla scena: Oriente, Medio-oriente e Sud-America sono le zone geografiche del nuovo sviluppo. In particolare in America Latina c’è un paese super attivo da questo punto di vista: è il Brasile che negli ultimi anni si è molto dato da fare: biennali d’arte, nuovi musei, produzioni cinematografiche, gemellaggi e relazioni con altri paesi. E da lì che proviene Oscar Niemeyer, instancabile architetto che all’età di cento anni accetta di eseguire un progetto che sarà pronto nel 2010 e che si preannuncia come diretto concorrente del Guggenheim di Bilbao. Ci fa sorridere quest’idea, considerato che il Guggenheim non è solo un luogo, ma è un’istituzione che oltre ad avere diverse sedi in tutto il mondo, vanta una storia di collezionismo, passione e relazioni personali che fa sì che i suoi contenitori strabocchino di contenuti.
Il progetto affidato a Niemeyer vuole dar vita a quella che è stata definita la Hollywood della cultura, denominazione che da sola fa “tremar le vene e i polsi”. La sede scelta per l’impresa è Avila, nel Principato delle Asturie, cittadina di poco più di ottantamila abitanti, che si trova a nord della Spagna, non così distante dalla capitale basca quindi.
Il progetto potrà contare, oltre che su un’ingente spesa di investimenti (si inizia con un budget di 30,5 milioni di euro) su un’inedita alleanza internazionale che qualcuno ha definito G8 della cultura:partecipano infatti al progetto il Centre Pompidou di Parigi, il Barbican Center di Londra, il Lincoln Center di New York, l’Opera di Sydney, la nuova Biblioteca di Alessandria, l’International Forum di Tokyo e il Centro culturale di Hong Kong. E non solo: sono state scomodate personalità celebri come Woody Allen e Paulho Coelho, Vintor Cerf (vicepresidente di Google) e il fisico Stephen Hawking. La vocazione quindi non è solo di promuovere l’arte propriamente detta, ma di dar vita ad un vero e proprio polo culturale di respiro mondiale. Secondo gli organizzatori ogni anno venti milioni di persone si riverseranno ad Avila e produrranno quello che, ancora prima di porre le fondamenta delle varie strutture, è già ottimisticamente stato definito Effetto Niemeyer. Il complesso prevedrà un’ampia piazza, tre edifici e una torre panoramica per una superficie di cinquantamila metri quadrati a ridosso della città alla quale sarà collegato da apposite passerelle pedonali. È chiaro che numerose strutture di ricezione turistica sorgeranno nei dintorni, creando un indotto economico che si preannuncia cospicuo.
Ammesso e non concesso che il progetto ottenga i risultati previsti.
Sicuramente i grandi nomi dei partner coinvolti contribuiranno a tenere alto l’interesse internazionale e ci auguriamo anche il livello qualitativo delle proposte culturali.

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