Artcurial varca le frontiere: destinazione Cina!

(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°3 - febbraio/marzo 2008)

Momento d’oro per la Cina, vetrina sul mondo economico e non solo. Con una crescita annua del 10% del prodotto interno lordo e con un caos legislativo che permette di produrre in tempi rapidi e poco costosi, attrae sempre maggiori capitali e business men. E in un sistema a rete in continua espansione, anche il mondo dell’arte ha iniziato a interessarsi, affascinato, alla cultura orientale: numerose sono le opere che hanno superato la grande muraglia alla volta di New York, Parigi e dei grandi musei internazionali che ultimamente producono retrospettive su Cina, India, Giappone e Corea. Il mercato è però regolato da scambi bilaterali, pertanto anche le nostre istituzioni superano i confini e viaggiano verso est, d’altronde oggi il trend è “delocalizzare in Oriente”.
E non si tira certo indietro la parigina Artcurial, casa d’aste tra le dieci più importanti al mondo e terza tra le colleghe francesi. Da sempre si distingue per la propria versatilità: non solo vendite, ma anche incontri, conferenze, bookshop, editoria e mostre; tutto ciò che si può correlare al mondo dell’arte da Artcurial c’è. E da settembre non solo più a Parigi ma anche a Shanghai.
Certo la scelta non è casuale: Shanghai è da sempre considerata maggiormente aperta alle novità, rispetto a una Pechino conservatrice, troppo legata ai ruoli amministrativi. Inoltre, guarda caso, Shanghai è anche notevolmente più ricca e di tendenza, la città adatta all’investimento di chi ama essere chic, come ha dimostrato dalla prima edizione di ShContemporary, la fiera di arte contemporanea asiatica, svoltasi lo scorso settembre.
Artcurial segue l’esempio di Cristie’s (che magnifica attraverso la propria presenza Shangahai, Hong Kong e Beijing) e di Sotheby’s (che a sua volta vanta una succursale a Hong Kong).
La sede di Artcurial apre in join venture con un gruppo privato del settore multimedia: il Sun Media Investiment Holding, diretto da Bruno Wu e sua moglie Yang Lan. Sicuramente un partner forte sarà utile, considerato che in Cina le case d’asta possono vendere solo su concessione governativa e che la prima casa d’asta cinese, proprio a Shanghai, è di proprietà dell’esercito. Inoltre è volontà degli iniziatori di quest’avventura rivolgersi a un mercato prevalentemente cinese, è meglio quindi che una sicura visibilità sia mediata da colossi cinesi che operano sul proprio territorio.
Per il prossimo biennio l’obiettivo è puntato sull’arte cinese, antica e moderna, per poi allargarsi nei prossimi anni a arte e artigianato europeo.
E il 17 gennaio Artcurial China ha battuto la sua prima asta, dopo solo quattro mesi di presenza sul terrirorio. Nonostante il mercato poco battuto e le aspettative scarse, la serata è stata un successo sia per partecipazione di pubblico (in gran parte asiatico) che per pezzi venduti. L’asta è addirittura stata trasmessa dalla televisione cinese che ha potuto riprendere aggueriti Cinesi determinati a non lasciare quasi nulla ai mercanti occidentali.
Solo un’opera è rimasta senza acquirente, segno di un distinto successo, quindi. Le attese erano di battere l’asta per un valore di circa 3,5 – 4 milioni di euro, si è invece totalizzato un incasso di oltre 5 milioni di euro. L’opera The artist with Beauties, autoritratto di Chen Yifei, scomparso nel 2005, padre del realismo cinese, è stata venduta a 2,26 milioni di euro. Circa 95,000 euro invece per un’opera del 1995 di Ding Yi.

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