Sguardi interiori: arte al femminile a Padova

Shirin Neshat Birthmark, 1995 Gelatin silver print & ink, cm. 28 x 35 courtesy collezione privata Sale (AL)

C’è tempo fino al 22 marzo per cogliere l’occasione di visitare una mostra che presenta un’eccezionale panoramica sull’arte femminile.
Nonostante il numero delle opere sia limitato, la completezza e la qualità dei lavori presenti rendono l’esposizione di un livello decisamente elevato, superiore alla media, rispetto a tante altre che continuamente vengono allestite.
A Padova, la galleria Sottopasso della Stua offre ai propri visitatori una collettiva fotografica di forte impatto emotivo e di sicuro interesse mediatico. Talvolta basta avere un paio di grandi nomi per ottenere successo di pubblico e critica, in questo caso la rosa completa delle artiste selezionate è composta da estete di fama mondiale, i cui lavori da tempo ci emozionano: Marina Abramovich, Vanessa Beecroft, Isabella Bona, Giulia Caira, Silvia Camporesi, Tea Giobbio, Nan Goldin, Mona Hatoum, Barbara La Ragione, Mara Mayer, Shirin Neshat, Pipilotti Rist, Cindy Sherman.
Lavori di donne che indagano l’universo femminile, lo analizzano, lo sezionano, stimolando la riflessione sulla condizione di genere nella società e nell’arte contemporanea. Argomento di moda in questi ultimi anni, ma si sa: cavalcare un trend politicamente corretto in maniera così generosa non può che far bene al mondo della cultura. D'altronde la produzione stessa di queste artiste, tutte a proprio modo impegnate nell’affermazione di una poetica artistico-sociale dal forte impatto passionale, testimonia quanto l’argomento sia attuale e sentito.
Unico neo: rimane sospesa la questione sul perché nominare un uomo per la curatelia, quasi che alle donne venga sì concesso di dilettarsi (egregiamente) con l’arte, ma che non ci si azzardi a voler essere troppo pervasive! Fortuna che il curatore scelto abbia un’indubbia competenza nel settore. Polemiche femministe a parte, la mostra è stata promossa dalle istituzioni pubbliche e si inserisce nella serie Racconti di Donne.
Le opere proposte esplorano le dinamiche femminili, ora quotidiane ora oniriche, ora sociali, ora intime, presentando la donna nel rapporto con sé stessa e il proprio corpo o nelle consuetudini interrelazionali. Ciò che accomuna le diverse espressioni artistiche è saper scrutare una condizione esistenziale, una dimensione esperienzale unica ma allo stesso tempo condivisibile, vero fil rouge della mostra. Inoltre la forza delle opere rende la visita conturbante. Tra le artiste presenti alcune sono conosciute e apprezzate per il loro essere inquieto, che esprimono attraverso opere provocanti, dirompenti, perturbanti, in grado di dar vita a un filone dell’arte contemporanea unico, celebrato ora a Padova.
In galleria c’è la body art, il ritratto, il travestismo, l’ibridazione, la denuncia sociale, il rapporto con la bellezza e la moda… una serie di universi non solo femminili che qui però pongono l’accento sul mondo delle donne, la loro forza o le loro insicurezze. La mostra nel suo complesso, e ogni lavoro in particolare hanno una capacità generativa incredibile.
Eterea l’opera di Silvia Camporesi che indaga il rapporto con il proprio io, (o con l’altro?) attraverso un’immagine efficace che contrappone la serenità dello sfondo al turbamento prodotto da domande esistenziali. Il titolo Il latte e la carne, la scelta dei toni e dei contrasti spiazzano il fruitore estasiato da tanta bellezza e turbato da un’indefinibile disagio.
Affascinante il lavoro di Tea Giobbio, Un viaggio: autoritratti in bilico tra uno scatto rubato e una posa curata in maniera certosina, riporta alla mente conflitti generazionali e alcune intime fotografie di Carlo Mollino. Un nostalgico bianco e nero induce a riflettere sul concetto di femminilità nel passato e nel presente.
Denuncia sociale e riflessione sui ruoli e le culture nei lavori di Shirin Neshat, Giulia Caira e Nan Goldin, recentemente insignita del più prestigioso premio per la fotografia: l’Hasselblad Award. Sguardi orientali, mediorientali e occidentali nelle donne ritratte che, pur così distanti tra loro, sanno esprimere la stessa inquietudine universale, una nausea quasi sartriana contrastata da una sotterranea scintilla vitale.
Creature ibride, algide o metarmofiche per Isabella Bona, Vanessa Beecroft e Pipilotti Rist, che ci permettono di interrogarci sulle schizofreniche personalità della donna contemporanea, in bilico tra le certezze e le insicurezze che i cambiamenti radicali impongono.
Spiace quasi lasciare la galleria; sicuramente nella mente una serie di esperienze estetiche e una sfilza di riflessioni. Argomenti: la seduzione, i ruoli sociali, la famiglia, il rapporto con il corpo, le relazioni intime… in una parola il complicato e allo stesso tempo semplice, affascinante, universo femminile, per una volta, finalmente, rappresentato da chi ne fa parte.

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