Biennale Internazionale di Fotografia, Brescia

(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°4 - aprile/maggio 2008)

Negli ultimi anni Brescia ha conosciuto una maggiore notorietà dovuta ad una serie di investimenti nel settore culturale, ma troppo spesso forse ci si è limitati a promuovere eventi blockbuster di scarso livello educativo, capaci sì di attirare frotte di visitatori, a discapito però di esperienze permanenti e significative per il fruitore.
Talvolta il limite tra arte e turismo viene varcato in maniera superficiale e le governance cittadine paiono non discernere la differenza qualitativa che c’è tra un evento culturale e un evento quasi esclusivamente mediatico. Inoltre in questi casi è elevato il rischio di dimenticare coloro che vivono il territorio, abitandolo e costruendolo quotidianamente.
Fortunatamente non tutti agiscono allo stesso modo e vi sono alcuni organizzatori di eventi culturali che dichiarano apertamente di preferire essere settoriali piuttosto che diminuire la qualità. È il caso del Festival Internazionale di Fotografia di Brescia, la cui terza edizione prenderà il via il prossimo 12 giugno. Innanzi tutto la biennale è nota per essere un evento diffuso, che coinvolge diverse sedi e istituzioni pubbliche e private, offrendo davvero un ritorno degli investimenti sul territorio. Nonostante si tratti di un festival di respiro internazionale, in grado di coinvolgere un ampio pubblico di turisti, grazie anche ai grandi nomi presenti; l’evento si rivolge in primis ai propri cittadini, proponendosi di aumentare davvero il livello qualitativo della vita municipale.
Anche il tema scelto per quest’edizione punta a privilegiare la qualità, ovviamente delle opere, ma soprattutto intellettuale. In qualche parte del mondo è infatti il titolo scelto, che presuppone di indagare i temi del viaggio e dell’alterità, da sempre considerati affascinanti ma di non semplice trattazione.
Dice Ken Damy, direttore artistico della rassegna: “Dagli esordi della fotografia, circa 160 anni fa ai giorni nostri, con l’invenzione della televisione e di internet, la visione del mondo è cambiata in maniera radicale. Nel bene e nel male.Nel bene perché il viaggio è democraticamente alla portata di quasi tutti, nel male perché molti viaggiano malamente e in maniera distratta. -Dieci giorni otto notti tutto compreso- e un paese vasto come gli Stati Uniti o la Cina diventano una mostra o, peggio ancora, un libro che numerose persone in seguito vedono e che per ignoranza fotografica apprezzano: la curiosità è più forte della qualità”.
Puntare sulla qualità quindi, per un percorso che consenta di interrogarsi sulle identità e sulle diversità, graffiando via la superficialità per addentrardi nelle immagini, oltrepassandone le cornici, fisiche e di senso.
E come indagare questi temi se non partendo dalle radici che hanno condotto il fotografo fino a qui? Una retrospettiva metterà in mostra fotografie di fine ottocento, archeologia fotografica quindi, scattate dai primi fotografi viaggiatori in luoghi e città che ancora oggi risvegliano misteriose curiosità. E a proposito di identità e tradizioni, sarà possibile ammirare la serie completa di fotografie d’epoca “Costumi delle diverse regioni d’Italia”. Le piccole immagini dialogheranno con una presentazione audiovisiva e con ingrandimenti che ne esalteranno i dettagli. Altre immagini d’epoca si potranno vedere in 3D attraverso apparecchiature d’epoca, in un percorso coinvolgente e diverso.
Un'altra retrospettiva sarà dedicata a Venezia, la città più fotografata al mondo, che la biennale decide di omaggiare attraverso immagini datate e fotografie di noti contemporanei, come per esempio Marco Zanta, Jean Janssis, Giovanni Chiaramonte e Maurizio Galimberti.
Ovviamente ampio spazio verrà dato al novecento e agli autori storici. Dal Perù Martin Chambi e un centinaio di scatti, tra cui vintage print. Chambi immortalò la sua società tra gli anni venti e quaranta, sapendo illustrare le tradizioni di un mondo arcaico ma anche la civetteria della società borghese.
Infine ritratti d’autore e fotografi contemporanei. Gabriele Basilico , Simon Norfolk Philippe Chancel e Franco Fontana sono solo alcuni dei nomi di fotografi che esporranno le proprie indagini antropologiche, alla ricerca della reciprocità. In particolare Fontana presenterà una selezione della sua serie Route 66, che si inserisce tra i lavori sul tema del viaggio e si lega alla rassegna dedicata agli Stati Uniti che vedrà esposte opere di Jeff Dunas, Mario Vidor, Wim Wenders.
Insomma il festival si preannuncia come un grande evento, indagini filosofiche, scatti d’autore, fotografia d’epoca e scatti vintage, il tutto dislocato in diverse sedi cittadine. Verranno infatti coinvolti: il museo di Santa Giulia, il piccolo Miglio in castello, la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, il museo Ken Damy, San Zenone all’arco e lo spazio Clerici per l’arte contemporanea. Inoltre importante sarà la partecipazione di numerose gallerie private e spazi alternativi, tra i quali le gallerie Massimo Minini, Rearteuno, Galleria dell’Incisione e Paci arte.
Così, per i numerosi che verranno da fuori città, ma anche per chi già conosce Brescia, ci sarà la possibilità di passeggiare e scoprire angoli e scorci inaspettati, perché no, da fotografare.

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