Collaborazioni internazionali tra Italia e Stati Uniti

(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°4 - aprile/maggio 2008)

Accordi Italia - Usa per collaborazioni museali future


Il 28 novembre scorso il ministro della Cultura, Francesco Rutelli, ha incontrato i rappresentanti della cultura e dei musei statunitensi. L’incontro, avvenuto alla American Academy di Roma è stato organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in collaborazione con l’americano Clark Art Institute. Fortemente voluto da entrambe le parti, il convegno si è inserito perfettamente nel lungo elenco di attività di diplomazia culturale messe in atto dal Ministero negli ultimo anno e mezzo. Il pensiero corre a un anno fa, quando Rutelli e Salvatore Settis addirittura minacciarono un vero e proprio embargo culturale verso il Getty Museum, accusato di aver trafugato e commerciato reperti archeologici.
È stato necessario quasi un anno di trattative per raggiungere un accordo e per riportare in Italia una quarantina di opere d’arte. Ma non solo il Getty ha dovuto restituire il maltolto: una serie di oggetti antichi provenienti dal Metropolitan Museum di New York, dal Museum of Fine Arts di Boston e dal Princeton University of Art Museum hanno lasciato l’America per tornare in patria, essendo stati illecitamente esportati.
Il 30 novembre Rutelli ha comunicato ai giornalisti che “Stiamo entrando in una nuova era, si è chiusa la fase legata alle attività illecite attraverso canali inaccettabili”.
Gli accordi sottoscritti permetteranno ora di proteggere non solo il patrimonio antico, ma ogni forma d’arte. Sono stati definiti i paletti all’interno dei quali muoversi per agevolare i prestiti e gli scambi tra diversi paesi, ponendo particolare attenzione alla tutela e alla conservazione delle opere.
L’organizzazione di tali collaborazioni non è però sempre immediata: gli Americani denunciano la nostra ingerente burocrazia, che poco aiuta a snellire le trattative. Michael Conforti, presidente dell’associazione che riunisce i direttori dei musei d’arte americani (AAMD -Association of Art Museum Directors), nonché presidente del Clark Art Institute, accusa l’Italia di non essere “ben disposta” ai prestiti, diversamente da quanto accade in Francia, Inghilterra e Spagna. A tal scopo il Ministero italiano si è impegnato a creare un ufficio apposito per la negoziazione e la gestione dei prestiti internazionali.
Un'altra critica mossa dagli Americani riguarda la nostra scarsa competenza in materia di conservazione e sicurezza. Negli States è ormai prassi aderire ad una serie di rigidissimi standard a tutela delle opere durante gli spostamenti e negli allestimenti fuori sede. Purtroppo non si può dire che altrettanto avvenga a casa nostra, finalmente però il problema è stato valutato e sono state prese delle misure per risolverlo. A tal riguardo Conforti dopo l’incontro ha annunciato che “durante la conferenza queste ansie hanno trovato risposta in un modo che riteniamo soddisfacente”.
Purtroppo, considerata la situazione politica attuale, non possiamo non temere che gli impegni presi a fine anno restino disattesi o vengano perseguiti con i tempi biblici che troppo spesso caratterizzano la nostra burocrazia.
Ci auguriamo che l’Italia e gli Stati Uniti perseverino in questa direzione diplomatica che non riguarda solo il trasporto e il prestito delle opere d’arte. Al convegno si è infatti discusso di progetti educativi on line, della creazione di una banca dati web condivisa e di iniziative di cooperazione per quanto riguarda il restauro e la conservazione del patrimonio culturale. Addirittura si sono poste le basi per collaborazioni in materia archeologica che permettano di operare insieme durante gli scavi e di condividere poi il patrimonio rinvenuto, attraverso una serie di prestiti a lungo termine.
Una curiosità: dai dati presentati al convegno è emerso che gli Stati Uniti prestano un maggior numero di opere alle istituzioni italiane rispetto a quante queste ultime ne inviino oltre oceano. Ciò è determinato da una certa cultura italiana, gelosa e possessiva; ma non solo. Ultimamente in Italia la passione per alcuni periodi artistici è coincisa con il proliferare di appositi allestimenti, nello specifico c’è stata una vera e propria inflazione di mostre sull’impressionismo, sul post-impressionismo e sull’arte moderna con conseguente richiesta di opere d’arte proveniente dall’estero. Si è trattato di veri e propri blockbuster, spesso organizzati con notevoli carenze didattiche e con scarsa partecipazione dei territori di riferimento. Ancora Consorti sottolinea di aver prestato alcune opere dieci volte nel giro di quindici anni.
È giunta forse l’ora per gli organizzatori di mostre di non sottovalutare le nostre eccellenze e di cominciare a soffermarsi anche su altri periodi storici, altrettanto dignitosi e interessanti, senza aspettare che siano le critiche provenienti dall’estero a suggerircelo.

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