Piemonte ... "Always on the move". C'è posto anche per l'arte contemporanea?

(nota: questo articolo è stato pubblicato su Artkey n°7 - novembre/dicembre 2008)

Thomas Struth - Art Institute Chicago



Osservatorio Culturale del Piemonte, Relazione Annuale 2007


L'Osservatorio Culturale del Piemonte è un istituto di ricerca a partecipazione mista che si occupa di monitorare il panorama culturale della Regione Piemonte e di analizzarne le variabili, pubblicando numerosi screening a cadenza fissa.
Centro di ricerca e di documentazione, permette di conoscere il quadro regionale confrontandolo con diverse realtà internazionali. Si tratta di un vero e proprio servizio conoscitivo per gli operatori culturali: chiunque si occupi di cultura in Piemonte - e non solo - fa costante riferimento ai dati forniti dall'ente. Quest'anno l'Ocp ha celebratro i suoi dieci anni di attività e ha deciso di festeggiarli sperimentando una metaricerca: "osservando" se stesso e proponendo una tavola rotonda sull'argomento.
Concretamente - basta discorrere con uno qualsiasi dei ricercatori dell'Osservatorio per comprenderlo - si tratta di un vero e proprio "centro studi" che avvalendosi di una costante rete di relazioni professionali e di competenze multidisciplinari propone un approccio metodologico tanto scientifico quanto umanista. I dati vengono analizzati attraverso la conoscenza delle dinamiche che interessano l'intero contesto regionale: criteri statistici, valutazioni geografiche e interconnessioni tra soggetti diversi rendono l'Osservatorio un vero e proprio termometro sociale e sociologico.
Il risultato più evidente (e maggiormente seguito) è la Relazione Annuale; l’ultimo numero è stato presentato lo scorso 25 settembre presso l'IRES Piemonte. Il risultato è come sempre puntuale e fornisce uno spaccato sui consumi culturali piemontesi e sulla produzione di servizi atti a soddisfare quello che ormai è percepito come un fabbisogno. I cinque macrosettori indagati sono: musei e beni culturali; spettacolo dal vivo; cinema; risorse e, ultimo nato, industria culturale (ossia discografia, radio, tv, audiovisivi, editoria, biblioteche).
Nel capoluogo sabaudo la crescita della domanda rispetto al 2006 è aumentata del 9%. Il dato non è certo paragonabile all'incremento dell'anno precedente che, forte dell'effetto olimpiadi, registrò un aumento del 30%. Il 2006 è stato però una felice eccezione, caso più unico che raro, ma il dato odierno dimostra come il fenomeno non si sia esaurito. Ciò dovrebbe fungere da monito per gli amministratori pubblici e per gli attori privati affinché battano il ferro finché è caldo. Mollare adesso sarebbe l'errore più grave e vanificherebbe gli sforzi profusi finora. Non dimentichiamo che, per raggiungere obiettivi di questo tipo, il territorio piemontese ha subito invasivi processi di ricostruzione e lavori pubblici che ai cittadini sono costati fatica e pazienza. Le opere collettive e gli interventi urbani vanno donati in primo luogo ai propri residenti, così come i risultati delle politiche culturali. Questi ultimi poi emergono sul lungo periodo, il sistema non è ancora in equilibrio e per massimizzare gli investimenti effettuati è ancora necessario impegnarsi. Considerati i tagli alle risorse pubbliche annunciati di recente e la crisi complessiva del sistema finanziario, non sarà semplice proseguire lungo il cammino intrapreso. Nel 2006, in Piemonte, le risorse complessive (ossia quelle provenienti sia dal settore pubblico, sia dal settore privato) hanno superato i 360 milioni di euro, diminuendo rispetto all’anno precedente, durante il quale per la preparazione dei giochi olimpici si era profuso molto di più, beneficiando anche di contributi straordinari. Il dato significativo è che mentre le elargizioni degli enti pubblici diminuiscono - eccezion fatta per la Regione Piemonte che nel 2006 ha aumentato i finanziamenti alla cultura di un buon 33% - l’impegno delle fondazioni bancarie aumenta, seppur di poco (4%), dimostrando quando queste istituzioni siano diventate uno dei perni attorno al quale ruota tutto il terzo settore. Per quanto riguarda “musei e beni culturali”, l'Ocp conferma quanto recentemente sostenuto in diverse occasioni, vale a dire che il trend dei consumi culturali è in crescita. Cresce la domanda e cresce l'offerta. In Piemonte alcuni uccellacci del malaugurio facevano temere una sorta di vuoto post-olimpico; diversamente i dati confermano che gli investimenti (in termini di denaro ed energie) hanno prodotto un incremento positivo. La visibilità di cui Torino e le sue valli hanno goduto e alcune politiche lungimiranti hanno come conseguenza un decisivo ritorno reputazionale. Certo non tutti gli investimenti sono stati gestiti nel migliore dei modi e ancora molto si può e si deve fare, ma a quanti hanno alacremente lavorato in questi anni si deve il successo riportato dalla Relazione Annuale. I musei e beni culturali presi in esame sono 111 e nel 2007 sono stati visitati oltre 4 milioni di volte. Sul primo gradino del podio delle mostre più seguite troviamo “Afghanistan. I tesori ritrovati”, durata quasi un semestre, che ha visto 134.546 visitatori varcare la soglia del Museo di Antichità di Torino. Secondo posto per Palazzo Bricherasio (una tra le sedi più presenti nell’intera classifica) con la mostra ”I Macchiaioli. Sentimento del vero” (123.901 visitatori in circa quattro mesi). Bronzo per “Eredi di Alessandro in Asia. Da Seleucia a Gandhara” tenutasi a Palazzo Madama per tre mesi, visitatori: 101.280. Duole constatare come l’arte contemporanea sia scarsamente presente nell’intera classifica: la mostra più partecipata - sesto posto - è stata “Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale” che, curata da Luca Massimo Barbera, si è tenuta all’Arca di Vercelli per un periodo di quattro mesi. Il numero di visitatori è stato circa un terzo rispetto ad “Afghanistan. I tesori ritrovati”; considerato però che si è svolta in una nuova sede regionale, fuori dai circuiti noti, sulla quale le istituzioni hanno scelto di scommettere, non si può non lodarne il risultato. Eppure qualcosa non torna… L’arte contemporanea fanalino del proprio tempo? Quando è iniziato tutto questo? Non è questa la sede per impegolarci in una discussione cosmica; ci venga concessa però una breve riflessione. Torino viene considerata ormai all’unanimità la città dell’arte contemporanea, eccellenza nazionale per numero di istituzioni che se ne occupano a tempo pieno - Castello di Rivoli, Fondazione Sandretto Re Rabaudengo, Fondazione Merz… - ; la città organizza diversi eventi - Luci d’artissima, ManifesTo, Contemporary Arts Torino Piemonte…-, presenta una tra le fiere maggiori - Artissima - e vanta un nucleo di gallerie decisamente interessanti e associate tra loro - Tag Torino art galleries -. Da parte sua la Regione Piemonte investe in maniera lodevole anche al di fuori del capoluogo, creando nuovi poli dell’arte contemporanea e gestendo il primo Frac regionale. Ciononostante l’arte contemporanea non riesce a superare il gap che la separa dalle altre espressioni culturali. E se non riesce in una regione ricca come questa, immaginiamo cosa succede altrove. Quali che siano le ragioni di tanta arretratezza, la nostra suggestione, rivolta agli amministratori e agli operatori culturali, è quella di investire in maniera mirata, ossia nella formazione, partendo dalle scuole e dalle università. L’offerta culturale risulta di ottimo livello, diffusa e diversificata, ora è il momento di stimolare la domanda che già spontaneamente dimostra un interesse crescente. In Piemonte il miglior centro didattico per l’arte contemporanea è probabilmente quello del Castello di Rivoli e un buon lavoro viene svolto anche da Città dell’Arte - Fondazione Pistoletto di Biella, ma è chiaro che non si possa continuare a delegare la formazione esclusivamente a dipartimenti didattici ed educativi di singole istituzioni. Il Piemonte ha dimostrato come sia possibile riconvertire una territorio da luogo industriale a città dei servizi; Torino ha recentemente appuntato sul suo petto la terza stella Michelin; la direzione intrapresa negli ultimi anni pare quella giusta: bisogna però ancora perfezionarsi e lavorare sulle numerose carenze presenti.

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