Ladislav Bielik - August 1968 Bratislava, Palazzo d'Accursio, Bologna








Uomo a torso nudo davanti a carro armato degli occupanti. PIAZZA ŠAFÁRIK, BRATISLAVA, .SSR, 21 AGOSTO 1968


1968. Per chi vive nell’Europa cosiddetta continentale questa data evoca lotte studentesche e proletarie, moti di libertà e cambiamento che hanno – nel bene e nel male – portato all’attuale stato delle cose. Nel nostro immaginario collettivo, nostalgico e revisionista, il 1968 profuma come il mese di maggio a Parigi e parla di università occupate, sa di gioventù e di voglia di libertà.
Negli Stati Uniti i movimenti pacifisti e quelli per la parità dei diritti, capeggiati da Martin Luther King - assassinato nell’aprile dello stesso anno - diffondevano ideali di solidarietà e speranza, gli stessi che con ardore e passione Alexander Dubček consegnava a Praga, proponendo inedite riforme al sistema esistente.
Gli obiettivi di Dubček avrebbero voluto concretizzarsi nella realizzazione di un “
Socialismo dal volto umano" (com’egli stesso amava definirlo) fondamento ideologico del movimento politico, intellettuale e popolare chiamato Primavera di Praga (Pražské jaro). L’allora Cecoslovacchia, centro geografico dello schieramento difensivo sovietico, non poteva permettersi cambiamenti tanto radicali, soprattutto considerata la politica estera della “Madre Russia”, impegnata a combattere una tanto analitica quanto pericolosa Guerra Fredda. I tentativi di introdurre elementi democratici nell’assetto costituito dalla Rivoluzione di Ottobre furono visti come una grave minaccia da epurare con qualsiasi mezzo. Le truppe del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia il 20 agosto del 1968. Il seguito è storia.

Vista di Piazza Šafárikovo. DOSTOJEVSKéHO RAD, BRATISLAVA, .SSR, 21 AGOSTO 1968

Oggi, a quarant’anni di distanza una mostra itinerante racconta, attraverso suggestive fotografie scattate da Ladislav Bielik (1939 Levice, 1984 Bucarest) a Bratislava, le prime terribili ore dell’occupazione sovietica. Già ospitata in altre capitali europee, l’esposizione approda in Italia: prima tappa Bologna, seguiranno Torino, Modena, Treviso e Vicenza. Personalmente ho visitato la mostra a Praga, quest’estate, e ne sono rimasta tanto colpita da aver deciso di seguire le tappe successive. L’esposizione racconta le storie della Storia, gli scatti catturano istanti così affascinanti e tremendi che immancabilmente portano alla riflessione, allo studio, all’approfondimento.
L’estetica delle immagini e l’orrore dei soggetti è un ossimoro emotivo che frastorna.
A seguito di quel reportage, Ladislav Bielik fu allontanato dalla redazione per la quale lavorava, quella del quotidiano “Smena”. I negativi delle fotografie furono dimenticati e ritrovati solo nel 1989, in una vecchia valigia dal figlio di Bielik, Peter. Ed è così che giungono a noi. Gli organizzatori della mostra (Camera Obskura) hanno deciso di stampare immagini a grande formato, scegliendo però di offrire una stampa diretta dei negativi, con tanto di bordi bucherellati per lo scorrimento della pellicola, un po’ come i provini che i fotografi professionisti effettuano per la selezione delle immagini. 187 fotografie scattate in rapida sequenza e presentate nello stesso ordine, ci permettono quasi di essere trasportati tra le strade polverose attraversate dai cingolati sovietici. La fotografia che riscuote il maggior successo è anche la più celebre, scelta da “Smena” per il servizio del 22 agosto e selezionata da World Press Photo 1968-69, ha fatto il giro del mondo e immortala un uomo che, a pochi passi da un carro armato, si apre la camicia e urla, sfidando i rappresentanti della repressione. Non tutti i Cecoslovacchi reagirono allo stesso modo, per molti fu forse chiaro, fin dall’inizio, che la repressione sarebbe stata solo una diversa quotidianità. Eccoli: un uomo che con la sua famiglia e un boccale di birra legge serenamente un quotidiano, sullo sfondo un carro bellico; una signora di mezza età in attesa (chissà di chi) su una panchina pubblica, un cittadino che, accanto a una fila di carri armati, spinge un passeggino… E poi, soldati che chiacchierano serenamente con i civili, occupanti e occupati così simili eppur così distanti; un militare che è prima di tutto un fanciullo dallo sguardo innocente… Ogni foto ci emoziona in modo diverso.
Se non bastasse il rapimento dato dalle fotografie, a Bologna anche l’allestimento è degno di nota. Organizzato da Associazione Allegra a Palazzo d’Accursio, propone un unico lungo film fotografico (e non tante fotografie singole, seppure continue come negli altri allestimenti) che si snoda lungo una parete a forma di otto. Anche a Bratislava la mostra, inaugurata il 28 maggio e conclusa da poco, ha proposto un allestimento simile, ma lì, anziché il simbolo dell’infinito si è scelto quello, altrettanto evocativo, della stella rossa. La mostra, inaugurata a Bologna il 2 settembre, alla presenza di autorità e intellettuali vari, tra i quali il sindaco Cofferati e il figlio del fotografo, proseguirà il suo viaggio nel Nord-Italia per tutti coloro che, appassionati di arte e di storia, sentono l’esigenza di unire le due ricerche per placare la propria voglia di conoscenza dei nostri tempi.

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