Evoluzione delle fiere, involuzione delle mostre?

(articolo pubblicato su Artkey n°7 - novembre/dicembre 2008)

Si è svolta dal 5 al 7 settembre ABC la nuova fiera – che però fiera non vuole essere – dell’arte contemporanea tedesca. I clamori che hanno accompagnato l’evento l’hanno fatta da padrone per diversi mesi e ne hanno sicuramente aumentato la visibilità. Riassunto delle puntate precedenti: tra il mal contento generale e la crisi delle fiere, i galleristi tedeschi decidono che il limite è stato raggiunto (non dimentichiamo che Dusseldorf Contemporary quest’anno non ha avuto luogo proprio a causa della “crisi”). Art Forum Berlin viene spostata ai primi di novembre, per approfittare della festa si dice, ma finisce così per piazzarsi (nel calendario delle fiere internazionali) dopo la Fiac di Parigi che diventa quindi un competitor imbattibile. Inoltre nel mese di ottobre ha luogo anche Frieze London, altro concorrente con il quale fare i conti.
Ma se le fiere non funzionano più e le biennali annoiano, come restare a galla? Nonostante la crisi, i consumi culturali registrano un trend in costante aumento, è evidente quindi che i potenziali visitatori esistono, come ridestare la loro stanca attenzione? Ci vuole una novità…

La risposta arriva con ABC – Art Berlin Contemporary che manda in solaio il format della fiera, con i suoi stand e la confusione tipica del mercato e propone quella che viene chiamata una “grande mostra”collettiva allestita in un enorme open space con tanto di poltroncine per concedersi una pausa durante il percorso di visita. Opere presenti: quelle dei galleristi, curatrice: Ariane Beyn, tema: “L'offerta artistica del panorama galleristico berlinese attraverso opere di scultura, installazioni e proiezioni” - e non poteva essere altrimenti - .
La polemica divide l’opinione pubblica e, tra galleristi che declinano l’invito a partecipare e altri che invece sostengono ABC nella battaglia contro Art Forum, si finisce per perdere di mira l’obiettivo iniziale che era quello di unire le forze. E così Berlino quest’autunno si ritrova ad avere due fiere, ops scusate una fiera e una non-fiera, il che significa frammentare ancora l’offerta, contribuendo ad aumentare il già nutrito numero di eventi concorrenti. Ma si sa, sbagliando si impara, e per il 2009 si è già trovata un’altra soluzione. Le due manifestazioni si svolgeranno nello stesso periodo, a fine settembre, sotto la supervisione di Eva-Maria Häusler e Peter Vetsch e verrà prediletto lo stile espositivo simil-mostra.

A detta di alcuni il nuovo modello prenderà presto piede e porterà quella ventata di novità di cui si sente l’esigenza, rivoluzionando il pensiero stesso delle fiere. Ben vengano le innovazioni, ma per cortesia, che non ci si azzardi a chiamare “mostra” un pot-pourri di opere d’arte! I galleristi e gli organizzatori delle fiere sono liberi di inventare nuovi allestimenti e itinerari non guidati, ma ben lungi da loro si trovano le “mostre”: esperienze cognitive che si basano su un vero e proprio percorso di fruizione, senza poter prescindere da nutriti apparati didattici. Per organizzare una mostra non basta mettere insieme un numero indefinito di manufatti artistici, e neppure di capolavori; perché una mostra possa essere definita tale c’è bisogno di un senso soggiacente, di un filo rosso estetico, di quel quid emozionale ed educativo che permette all’esperienza estetica di sedimentare nell’animo del fruitore. È pur vero che numerose esposizioni, anche museali, non posseggono queste caratteristiche, purtroppo il numero delle mostre banali – per non dire inutili – pare in aumento, ma è proprio per difenderci dall’avanzare di questo abbrutimento che diviene necessario chiamare le cose con il proprio nome e attribuire ad ognuno il proprio significato.
Pertanto è auspicabile che la differenza tra una mostra e una fiera, o mostra-mercato, resti ben chiara e impressa nelle menti di ognuno.

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